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In quell’universo parallelo popolato da accendini smarriti, ombrelli rubati e forcine per i capelli, ha trovato posto una nuova tipologia di desaparecidos. Un nutrito gruppo di esseri umani, che, nell’epoca dell’always-on, dell’essere sempre connessi in qualunque momento, si è adattato come tutti noi vittime dello smartphone e dei social network. Ma con una piccola, insignificante, differenza. Sono connessi, certo, ma fingono di non esserci; ti seguono su Instagram, ma non visualizzano i tuoi dm; guardano le stories, ma proprio non riescono a rispondere a quel messaggio visualizzato che gli/le hai inviato ormai due settimane prima su Whatsapp.

Una sera, magari intorno alle 23, arrivano persino a scriverti «come stai?» o «sei a casa?», per poi varcare di nuovo lo stargate e tornare nel loro confortevole nido dell’indifferenza astrale.

Le ventidue edizioni di Uomini e Donne e le ventuno di C’è Posta per te ci hanno sicuramente illuminato sulle sfumature delle relazioni umane più di qualunque autorevole saggio di sociologia; Temptation Island, il più grande esperimento sociale di questo secolo, ci ha confermato che siamo più infedeli delle cinciarelle o dei leoni marini. I social, però, ci hanno dolorosamente abituato a questo fenomeno che, a seconda delle modalità, ha assunto nomi inequivocabili: ghosting, zombieing e orbiting.

La buona notizia? Non siete soli. La cattiva? In tutti e tre i casi, di base, siete stati sfanculati. Adiòs, ciaone!

Le differenze sono sottili, eppure fondamentali per comprendere il grado di disagio che abbiamo raggiunto. Nel caso del ghosting, si sparisce di punto in bianco. Via, come lo stipendio la prima settimana del mese o come le riserve idriche nel deserto. Pensavi di piacerle/gli? Ti sbagliavi. Avevate un feeling particolare? Solo nella tua mente. È andato tutto in fumo? Non proprio.

Perché, attenzione, il ghosting può evolversi in zombieing o in orbiting. Per favore, seguitemi e non perdete il filo.

Lo zombieing, infatti, prevede il ritorno improvviso del fantasma tipo attacco-inaspettato-di-diarrea -durante-un-concerto-estivo. Anche dopo molto tempo. Con un messaggio, un like, un commento piazzato lì a caso o, più spudoratamente, con una foto in privato.

Leggermente diverso è il caso dell’orbiting, dell’orbitare (appunto) tipo pianeti. E non solo attorno alle palle. Per intenderci: sparisce e poi ti mette dei like random, sparisce ma continua a guardare le tue stories, sparisce e ti scrive di nuovo dopo due anni. Insomma, una violenza psicologica gratuita e costante ai danni delle nostre fragili anime.

Allora mi rivolgo a te che stai leggendo, e che magari sei preso dal desiderio di contattare il tipo o la tipa con cui hai trascorso piacevoli ore di passione, una chiacchierata, un weekend, o addirittura una relazione, per poi sparire come la primavera a Milano: rispondi a quel cazzo di messaggio o, facci un favore, lascia per sempre questo pianeta.

Articolo scritto da Maurizio Binetti

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