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Dopo aver passato un anno a organizzare il lavaggio dei capelli in base alle conferences, aver dovuto usare termini quali conferences per non risultare Giargiana, e aver prenotato la propria vacanza talmente in anticipo che ancora A chi mi dice dei Blue cavalcava il podio delle classifiche, giunto il paradisiaco momento dell’appoggio del culo sulla sdraio col telefono spento, la spiaggia ci ricorda chi siamo e da dove veniamo: da MilanoMilano, pronti a lamentarci dei rompicoglioni vicini d’ombrellone.

Ed effettivamente, si finisce sempre a vivere il tepore estivo come un pendolo che oscilla tra il Minchia, pure qua ti devo beccare? e il Ma quando te ne vai foeura d’i ball?. Ed ecco allora una lista che meglio esemplifica perchè, seppur dopo una vacanza di due settimane, il Milanese Imbruttito torna più incazzato di una sciura che non trova il pellicciotto per la messa della Domenica alle 9:

L’ASILO MARIUCCIA
L’appellativo descrive un nucleo familiare che varia dalle dodici persone, all’intera densità demografica della provincia di Monza e Brianza. Più che giornata in spiaggia con la famiglia, pare infatti un matrimonio barese sulla battigia, o il tentativo di rimpatriata generazionale a partire dall’anno di Cristo.

Seven Heaven è finito da un pezzo, e se mai vi dovessero beccare a fargli un filmato, non sarebbe per un continuo de La scatenata dozzina, ma da utilizzare come testimonianza da allegare alla denuncia.

L’ARCHEOLOGO
Entità umana dotata di due mani, una paletta e un unico obiettivo: scavare. Parte solitamente da una buca di 30 centimetri di diametro e finisce, naturalmente, per dissotterrare anche il tuo ombrellone. Ma che cazzo stai cercando poi che sei sul lungomare italiano? La Piramide di Riccione? Il sarcofago di Rita Levi Montalcini?

LA BLOGGER
La riconosceresti anche col pedalò a ottocento metri da riva: rossetto rosso utile quanto un po’ di sabbia nel culo, tacchi o zeppe da utilizzare per cercare meglio le vongole sottosabbia e apparecchiatura fotografica e digitale che nemmeno sul set di Avatar. Solitamente la si vede allontanarsi per trovare un posto abbastanza instagrammabile e, dopo trenta secondi, la si può scorgere in equilibro su una mano intenta in una verticale con spaccata a bere Esta Thè sullo scoglio. Su Instagram scrive: Sole, mare e spontaneità. Spontaneamente ma che cazzo fai?

IL KENYANO
Arriva in spiaggia con la stessa tonalità di pelle di una mozzarella di bufala napoletana ma persegue ardentemente l’obiettivo di carbonizzarsi. Ti chiede, spesso, i progressi del suo percorso da cremazione, e anche se conosci qualche abbronzante miracoloso che possa facilitare l’impresa. In realtà sì: il forno.

L’AMICO PER FORZA
Probabilmente l’ultima stretta di mano è stata quella durante la messa per lo scambio di pace tra fedeli; si sente solo, è abnegato e molto timido ma vuole raccontarti la sua vita da quando era ancora una blastocisti. E a te che non te ne frega un cazzo neppure di come ti chiami, finisci sempre per chiederti se si possa morire d’indigestione dopo aver mangiato una pesca facendo il bagno subito.

LA BENEDETTA PARODI
Lei in spiaggia ci viene per cucinare; si apposta ancora a bassa marea, prima dell’alba: barbeque, tavolata per accogliere l’intero Lido di Ostia, quantità di carne da far tremare l’allevamento Amadori. Solitamente si avvicina, fiera del suo operato, per chiederti se ti va un po’ di lasagna ai quattro formaggi, ma fredda, giusto perché è agosto.

L’INVIATO DELLE IENE
Attivista mancato, è pronto a denunciare una qualsivoglia cosa, affrontandola con la stessa solennità di un discorso imperiale nell’agorà. Le cozze hanno troppa sabbia? Colpa del Ministro degli Interni. La sabbia ha granelli troppo grossi? Colpa di Trenitalia. Rendersi conto che se avessimo voluto parlare di politica saremmo andati a una puntata di Porta a Porta e non in spiaggia? Ma quando mai, ma figurati.

IL MILANESE
Ti togli finalmente dai coglioni da Milano e ti ribecchi, sempre e comunque, Milano anche a settecento chilometri di distanza. L’essenza del milanese vicino d’ombrellone è talmente forte e chiara da essere percepita non appena arriva in spiaggia, perché urla: «Figa non prende internet, come cazzo le leggo le mail?». Ma stattene a casa, testina.

IL GIOCHERELLONE
Lo stesso che vedi tuffarsi credendosi Tania Cagnotto e che, in acqua, non riesce a non schizzare o a non nuotare come se stesse eseguendo una coreografia di sincro. Non ti conosce, ma si prende la briga di scherzare; mentre, infatti, ti appresti a entrare in acqua con un movimento talmente lento da riuscire a percepire pure la rotazione terrestre, dall’alto della sua non ultimata evoluzione il giocherellone pensa di bagnarti dicendo: «Dài che poi ti abitui!». Sì, anche in carcere a Bollate mi abituo se non ti togli dal cazzo.

Articolo scritto da Andrea Perticaroli

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