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Food&drink
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Si narra che il tempo di recupero del milanese Doc dagli stravizi natalizi ammonti a circa tre settimane. Se tanto ci dà tanto, dunque, è già tempo di pensare al ristorante dove prenotare la prossima cena (ma pure il prossimo pranzo). «Sì, ma quale?». In una città che offre infinite alternative, il rischio poi è sempre e solo quello: finire ogni volta negli stessi posti che danno tanta sicurezza, ci mancherebbe, però insomma, cheppalle. L’anno appena trascorso ha visto un fiorire – ma che dico un fiorire, meglio forse definirla una vera e propria esplosione – di nuove aperture, e starci dietro, ve lo posso assicurare è un lavoraccio.

Per levare quindi qualsiasi potenziale accenno di stress, ecco una selezione delle migliori, insieme a uno special guest che non è nuovo nel senso stretto del termine, ma val ben la pena menzionare. In alto gli stomaci, pronti, partenza, via!

Balada Sushi, Via Spadari 8

In centro, ma tipo che più in centro non si può, la creatura dello chef Jean Carlo Lima (un tempo da Temakinho, quando Temakinho era davvero ottimo) vi aspetta per servirvi il meglio della cucina nippo-brasiliana. Temaki, uramaki e ceviche pazzesche, da gustare in un locale coloratissimo, che vi farà pure venire voglia di affinare il vostro pollice verde. La figata di Balada Sushi, poi, è che non chiude mai: la cucina è aperta dalle 10 del mattino alle 11 di sera no-stop, perché metti che sei a fare shopping in zona e ti viene un languorino inaspettato… cosa fai? Ti metti a tavola e fai una pausa con un Camarao banzai, con un Salmao delizia o con un Lula croccante. Mica pizza e fichi.

Mater Bistrot, Via Sottocorno 1

Lo chef Alex Leone, ex del Rebelot, di certo non ha tabù gastronomici e non ama i compromessi. Il menu di Mater si divide in piatti da mangiare con le mani, pensati per essere gustati e condivisi durante l’aperitivo, per poi passare alla parte della carta da mangiare con le posate, dove le pietanze non prevedono una rigida suddivisione e un ordine prestabilito. Qualche suggerimento? Polpette di mare/nduja; carciofi alla giudia; sgombro in olio cottura, salsa di mandorla e cavolo nero brasato; risotto gorgonzola, barbabietola fermentata e wasabi. Sorprende la carta dei vini, con più di 80 etichette scelte dopo un’accurata selezione delle migliori cantine italiane ed europee che producono vini naturali. Un locale dove sentirsi (finalmente) liberi, che piacerà agli anticonformisti.

Valhalla Milano, Via Gaetano Ronzoni, 2

Se non avete ancora sentito parlare di Valhalla, o avete le orecchie foderate di carne di cinghiale, oppure – dite la verità – vivete in un remoto paese scandinavo. Questo locale a due passi dalla Darsena è infatti il primo ristorante vichingo italiano, che sta già facendo impazzire i fan dei Paesi nordici, ma non solo. Gusterete piatti come Ullr, la tartare di cervo; Gulltopp gli sfilacci di cavallo marinati; Himinhrjodhr, il midollo di manzo gratinato; Tanngnjostr, la tagliata di capriolo; Hildsvin, il cinghiale alla birra; Vedhrofolnir, la quaglia al ginepro. I nomi dei piatti sono (ovviamente) vichinghi e richiamano la mitologia di Odino: in vista delle ordinazioni, cominciate a esercitarvi a casa davanti a uno specchio.

Sine – Ristorante Gastrocratico, Corso XXII Marzo 30

Per dovere di cronaca lo devo ammettere: non l’ho ancora provato, ma persone di cui mi fido ci sono state e garantiscono la validità. Là, a pochi metri della sede storica del Plastic sorge il nuovo ristorante di Roberto Pinto, chef storico del Bulgari. La definizione gastrocratico fonde insieme i termini gastronomico e democratico, per delineare una proposta che allarga i confini della cucina gourmet, rendendola accessibile anche ai più giovani. Un menù degustazione da cinque portate a 45 euro, calice di vino compreso, oppure un menù alla carta: la cucina affonda le sue radici nella tradizione campana, stuzzicata da influenze orientali tanto negli ingredienti, quanto nelle tecniche. Da provare, anche solo per la curiosità.

La Cucina dei Frigoriferi Milanesi, Via Piranesi 10

Ecco la famosa eccezione di cui si accennava nell’introduzione. Il secondo ristorante del team del Nuovo Macello, capitanato dallo chef Marco Tronconi non è nuovo, per l’appunto, ma lo scorso novembre la Guida Michelin l’ha selezionato tra i cinque Bib Gourmand milanesi per il suo eccellente rapporto qualità/prezzo (pasto, escluse le bevande, a meno di 32 euro, 35 nelle città capoluogo e turistiche importanti). Merito di una cucina moderna ma non auto-celebrativa, di piatti che è difficile dimenticare – io mi sogno di notte la lingua di vitello arrostita con lumache e purea di carote al cardamomo – e di un’atmosfera di indubbio fascino. Insomma, un luogo da riscoprire, tenendo sempre un posticino per il loro strudel. Che è spaziale.

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