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Lifestyle News
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Ah Beverly Hills 90210!

Correvano gli anni ’90 e di anni allora ne avevo ben pochi. Le mie giornate erano un continuo switchare dai compiti alla televisione. Più televisione a dire il vero.

Lo schermo era fisso su Italia 1. La rete giovane del panorama Fininvest. La nonna però voleva vedersi tutte le telenovelas su Rete 4. Quelle della peggior specie, ambientate in America Latina con Grecia Colmenares come protagonista.

Quindi a me toccava andare nell’altra stanza, dove il televisore era ancora in bianco e nero e non c’era il telecomando. Ogni tanto il segnale saltava e dovevo alzarmi e rimediare con una bella botta ben assestata che faceva riprendere in pieno le funzionalità del tubo catodico.

Lì,  in quelle condizioni estremamente precarie, ero però un ragazzino libero. Potevo guardare i miei idoli e grazie a loro sognare l’America. Immaginandomi i colori della California. Beverly Hills 90210 era infatti il corrispondente del nostro CAP (Zip Code lo chiamano negli States). Il magico codice che dava le coordinate di quel luogo da sogno situato nella contea di Los Angeles.

Il mio sogno americano era rappresentato da quel gruppo di ragazzotti poco più grandi di me. I miei amici stravedevano per la bionda Kelly (al secolo Jennie Garth). Ragazza complicata, ma gran bella gnocca. Indubbiamente.

Io però impazzivo per lei, la dolcissima Brenda Walsh. Nella vita reale era la bad girl Shannen Doherty che a un certo punto fu allontanata dal set per lasciare spazio al personaggio di Valerie, una che la dava un po’ a destra e a manca, ma aveva un passato buio. Non so perché, ma per me quella irresistibile era Brenda. Forse alle mie simpatie per lei contribuiva l’odio che mostravo nei confronti del fratello gemello, Brandon (viva la fantasia di papà Jim e mamma Cindy Walsh).

Lui, Brandon (interpretato da Jason Prietsley) era quello posato, con la testa sulle spalle, sempre pronto a dare buoni consigli senza mai dare il cattivo esempio. Già vecchio pur essendo un ragazzo. In più nella versione italiana era doppiato da chi prestava la propria voce al puffo Quattrocchi. Che è meglio!

Se poi aggiungiamo l’acconciatura da sfigato e l’amore rigorosamente platonico con la secchiona Andrea….dai a nessuno poteva stare simpatico un personaggio del genere. Eppure le mie compagne di classe appendevano il poster di Brandon, grandezza naturale, in cameretta. Per fare un paragone con Happy Days, altra serie cult di qualche anno prima, per me Brandon era come Richie Cunningham senza essere Ron Howard.

Il Fonzie di Beverly Hills invece era lui, il mitico Dylan McKay (l’attore era Luke Perry). Il James Dean dei poveri. O meglio, dei ricchi, visto che a Beverly Hills di grano ne girava parecchio. Dylan sfrecciava infatti sulla moto e su una fiammante Porsche Cabrio. Inutile ricordare che la mia adorata Brenda ci cascò come una pera cotta.

 

Un altro tipo che mi stava parecchio simpatico era Steve, interpretato da Ian Zering. Tanto spaccone, quanto sconclusionato. In poche parole, bella zio Steve!

Per finire c’erano poi due personaggi complementari, della cui presenza non comprendevo il senso. Il dJ David Silver (Brian Austin Green) e la ragazza di buoni costumi Donna Martin, che alla fine si sposeranno. Poi ho capito che l’essere un po’ figa di legno di Donna forse derivava dal fatto che l’attrice che la interpretava, Tori Spelling, altri non era che la figlia del produttore Aaron Spelling. Ossia colui che, insieme a Darren Starr, ha creato la serie Beverly Hills 90210. Insomma, papi Aaron mica poteva assegnare a Tori il personaggio di Valerie!

Come avete capito, Beverly Hills mi ha segnato l’adolescenza. E credo sia lo stesso per molti di voi. Non penso di dire un’eresia se nella lista dei locali leggendari della mia generazione, dopo il Roxy Bar cantato da Vasco Rossi, inserisco il mitico Peach Pit gestito dal grandissimo Nat Busicchio!

 

 

Credit Immagine di Copertina

 

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