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Sono stati cento giorni di passione per Il Cinemino, la sala di quartiere di via Seneca. Cento giorni di mobilitazione sui social, di hashtag #iostocolcinemino, di sostegni direttamente da Palazzo Marino («La chiusura del Cinemino non sarebbe una cosa positiva per la città. Vedremo cosa si può fare per aiutarli», dichiarò il nostro amato Beppe). Dopo solo otto mesi di attività, infatti, il nuovo punto di ritrovo dei residenti di Porta Romana – ma non solo – veniva chiuso lo scorso ottobre dalla polizia per irregolarità amministrative. Due le questioni, una che riguardava la sicurezza e l’altra in merito alla vendita in contemporanea della quota annuale e del biglietto.

Ma il passato è passato, e ora il cineclub gestito dall’Associazione Culturale SeiSeneca, che ne cura la programmazione, può tirare un liberatorio respiro di sollievo. Si riapre il 14 febbraio, «con i capelli più bianchi e le occhiaie più blu: siamo diventati, nostro malgrado, dei luminari in materia di cinema e associazionismo, tanto che un importante studio legale internazionale ci ha chiesto di poter far diventare Il Cinemino un caso di studio». Dalla merda nascono sempre dei bellissimi fiori, e dopo dei lavori di adeguamento per aumentare ulteriormente la sicurezza del locale, la cultura può continuare a germogliare sul suolo milanese.

Cosa racconta di noi la vicenda de Il Cinemino? Che, come sostiene Guido Casali, uno dei soci, «chi cerca di innovare nel campo della cultura oggi si scontra con norme ancorate ad un passato burocratico, farraginoso». Siamo ancora l’Italia che guarda al futuro ma tiene i piedi ben ancorati a un retaggio da azzeccagarbugli di manzoniana memoria; l’Italia che applica pedissequamente leggi vecchie mezzo secolo quando non ce ne sarebbe bisogno; l’Italia che dovrebbe annullarsi davanti alla tv a vedere la D’Urso la domenica pomeriggio, ché i negozi abbasseranno la cler e i cinema proietteranno esclusivamente cinepanettoni o blockbuster – doppiati, ça va sans dire.

Questa è l’Italia, piaccia o non piaccia. Poi c’è Milano, che non ci sta. E con quel piglio fieramente asburgico che si ritrova, combatte a testa alta contro chi la vorrebbe trascinare nel baratro in cui sta sprofondando il resto del Paese. Il Cinemino, nel suo piccolo, è l’esempio concreto e lampante di una città che sta davvero dalla parte dei suoi residenti e che non fa di tutto per abortire le coraggiose iniziative a loro rivolte. Il 14 febbraio passate al bar de Il Cinemino a farvi un drink. Il 14 febbraio, festeggiate l’amore: per il cinema, per Milano.

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