Non c’è stato un duetto, ma sicuramente il sindaco si è portato a casa il titolo di king del rap. Mahmood, il chiacchieratissimo vincitore della 69esima edizione del Festival di Sanremo 2019, è stato intervistato ieri da un giornalista d’eccezione, il sindaco di Milano.
Al Rocket Club è andato in scena l’incontro degli incontri che ha segnato un sonoro 1 a 0 per tutti coloro che non lo credevano possibile. Milano Good Vibes, questo il nome dell’evento, oltre a essere il titolo di uno dei singoli del cantautore italo egiziano, rappresenta tutto ciò che la nostra città si merita: energie positive, possibilità e cambiamento.
Il cantante di Soldi non ha solo regalato una performance a cappella per i presenti, ma ha parlato della sua storia, delle preferenze musicali e del rapporto con la sua città. Perché sì, qui si sente a casa e non cambierebbe la sua Gratosoglio con nulla al mondo.
Non si è infatti tirato indietro nel dare suggerimenti preziosi – in risposta alle domande del Sindaco – su come migliorare la situazione dei giovani e dei quartieri più lontani dal centro cittadino, spesso snobbati e abbandonati a se stessi.
«Milano per me è casa, è la culla della mia musica. Sui tram e sugli autobus trovo ispirazione. Ho scritto tante canzoni sulla 79. Non mi piace quando si denigra la periferia. Gratosoglio è sempre stata casa a 360 gradi e l’ho sempre vissuto come un posto sicuro. Casomai mi sentivo meno a mio agio quando andavo in centro, con tutta quella folla. La periferia è fonte di creatività per chi fa un mestiere come il mio».
Non è mancata la battutina del Sindaco che goliardicamente ha affermato: «Potresti fare l’assessore ai Trasporti visto come parli con scioltezza dei tram. E visto che dovremo aumentare il prezzo se vuoi portare avanti tu la questione..».
II rapper ha proseguito parlando dei giovani che, come lui, lottano ogni giorno per far sentire la propria voce, suggerendo «più corsi di musica e in generale più spazio per l’arte. Per i giovani che hanno l’ambizione, sarebbe bello se nelle scuole pubbliche ci fossero più corsi musicali. Quando ci andavo io c’era solo chitarra, ma non era strutturato bene: servirebbero corsi di solfeggio e, se ci fossero, le persone potrebbero appassionarsi a questo mestiere, perché la musica è un mestiere».
Insomma, una volta ottenuti i mezzi, «studiate e impegnatevi: poi le cose arrivano. Tu (rivolto a Sala) prima hai detto che non ce la fanno tutti, io dico che non ce la fa chi non vuole».
Durante l’incontro si sono toccate tematiche scottanti come social e politica, che però Mahmood – all’anagrafe Alessandro Mahmoud – ha elegantemente gestito:
«I social sono il primo informatore per i ragazzi di oggi, sono anche uno straordinario strumento per veicolare l’arte» – ma – «dopo Sanremo mi dicevano tornatene nel tuo paese, ma io sono nato qua… Credo comunque che bisogna guardare il lato positivo dei social, quello negativo è fine a se stesso». Good Vibes abbiamo detto, no?
«Tra tutte le critiche in questo periodo mi sono sentito dare dell’immigrato. Io sto dalla parte della vita in generale».
E per chi ancora la mena sulla sua nazionalità e le conoscenze musicali: «mia mamma mi faceva ascoltare i cantautori italiani, Dalla, Battisti, De Gregori, e mio padre la musica araba. E anche se non mi piaceva molto, ora, vuoi o non vuoi, tornano quelle melodie. Io sono pro nuova musica italiana» – perché – «oggi ci sono tanti giovani cantautori che hanno voglia di fare e hanno talento».
Insomma, il Milanese Doc – come ha definito il ragazzo lo stesso Sala – sa il fatto suo.
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