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«La vuoi sapere una cosa? La vuoi sapere una cosa? Per il 90% stai sul cazzo a tutti e 90».

Adriano Pappalardo vs Carmen Russo.

Nessun uomo è un’isola diceva Thomas Merton (anche se Hugh Grant, in About a boy, giurava fosse John Bon Jovi), ma, detto ciò, il rapporto tra uomo e isola è da sempre al centro di grandissime narrazioni cinematografiche e letterarie: dal Signore delle Mosche a Robinson Crusoe, da Tom Hanks in Cast Away passando per l’acclamata serie TV Lost…e si potrebbe andare avanti. 

C’è però un uomo rimasto colpevolmente ai margini della letteratura, a cui non è ancora stato riconosciuto il giusto tributo. Un uomo che con la sua pacatezza e inenarrabile eleganza, ha riscritto per sempre i canoni di buon gusto e leadership, se solo li sapesse scrivere. Più condottiero di Leonida, il Che Guevara di Copertino, la vena più grossa dell’Honduras: Adriano Pappalardo. 

Correva l’anno 2003 e l’Isola dei Famosi, adattamento dell’inglese Celebrity Survivor era alla sua primissima edizione. Un’edizione consegnata alla storia in primis dai sensazionali dati di share (la finalissima registrò un quanto mai malsano 73,25%) ma, soprattutto, dalla inenarrabile prestazione dell’Adrianone nazionale. 

In particolare quella persecuzione dalle tinte paramilitari nei confronti del povero Walter uolter Nudo, il vincitore dell’edizione. 

Perché questo accanimento con il buon Walter? La spiegazione razionale di Adriano era legata al fatto che Nudo, subentrato a programma in corso, avesse usufruito del lavoro dagli altri naufraghi. Quel «con te non voglio avere nulla a che fare fino alla tua partenza. Perché sei un ladro e un impostore…» che ancora oggi risuona tra le conchiglie Onduregne. 

Non sarà l’unica volta che Adriano ricorrerà a un linguaggio da simil poema epico, per dare ulteriore risalto alle gesta di quello che, in realtà, altro non era che un gruppo di disperati pronti a tutto pur di avere un ultimo valzer sotto i riflettori. Disposti persino a mangiare pane e chiapatoni, la prelibatezza, ignota ai più, che Pappalardo (in versione chef/pescatore) era solito preparare alla truppa. 

L’altra possibilità molto accreditata è che Walter Nudo, con i suoi inesauribili pianti scatenati non si sa bene da cosa, fosse la perfetta nemesi del maschio alpha Adriano. Un’insubordinazione inaccettabile che Pappalardo, da vero leader vecchia maniera, decise di affrontare a petto in fuori ribadendo che sulla sua isola non ci fosse spazio per quel comportamento da femminucce: «Che i piagnistei vadano in chiesa!».

Un comportamento eccessivo secondo alcuni, ma rimane il fatto che il supremo leader aveva fatto del suo meglio per riportare lo scoraggiato Walter tra le fila dei combattenti. In questi tempi di ansie e insicurezze, molte persone scelgono di darsi carica guardando alcuni dei numerosissimi video motivazionali che ormai affollano Youtube. Il mio consiglio, cari amici, è quello di affidarvi alle dolci parole del maestro Adriano:

«Voglio che ti senti il fuoco nel culo, perché sei un uomo cazzo e devi combattere. Non devi fare fuck e fuck, e scena. Mostralo nella vita», Steve Jobs levate tu e il tuo Stay hungry stay foolish.

Walter Nudo, però, scelse di non accettare la mano tesa del generalissimo condannandosi alla punizione più esemplare del sub-comandate Pappalardo(s). Una prova leader che consisteva nel restare aggrappati il più a lungo possibile a un tronco sospeso sul mare. Inutile dire che King Kong Pappalardo abbia prima stracciato tutti i concorrenti e poi, al momento della vittoria, si sia lasciato andare a un commento nei confronti del rivale Walter, reo di non essere riuscito, nonostante la maggiore prestanza fisica e la minore età, ad andare oltre il muro dell’ora e cinquanta minuti: «Anche l’altra volta, 1 ora e 45, ma Pappalardo te l’ha messa nel culo con 2 ore e 6. Sono più forte Walter! Io sono il campione!».

La fame di giustizia sociale del cantante reso celebre dall’indimenticabile Ricominciamo non si fermò però alle vessazioni nei confronti del povero Uolter, come lo chiamava lui. La sua fame di vendetta arrivò a colpire persino la stessa produzione della trasmissione, rea di aver compiuto un oltraggio a Dio. Cosa era successo? Come premio dopo una delle innumerevoli prove, ai naufraghi era stato dato accesso per 10 minuti a una dispensa colma di bevande e cibarie che, per gente abituata ai chiapatoni, ha lo stesso sex appeal di un parcheggio libero in Colonne al venerdì sera. Ovviamente, allo scadere del tempo a disposizione, la troupe intervenne per assicurarsi che nessuno mangiasse oltre il consentito togliendo dalle mani di Adriano quel tozzo di pane che divenne il pretesto per una guerra nei confronti di tutta la redazione Rai. 

Pappalardo sosteneva come le regole del gioco non potessero andare contro il rispetto della persona e dell’essere umano, perché va bene le regole ma, a suo dire, «non siamo né ergastolani né decapitati». Rimane il dubbio sul perché dei decapitati, quindi privi di testa, debbano avere fame, ma questa è un’altra storia.  Purtroppo, come tutti i grandi della storia, anche Adriano ebbe un momento di debolezza che finì per rivelare il vero motivo della sua furia omicida: «Rivoglio quello che mi avete tolto dalle mani…STASERAA!… e anche quel mezzo litro di vino che stavo bevendo». 

Si potrebbe tranquillamente andare avanti per ore, citando, ad esempio, la sua crisi d’astinenza da sigaretta salvo poi ammettere «ma perché cerco una sigaretta che io non fumo?», o quella volta che offrì una mannaia a Walter Nudo per poi sdraiarsi invitando il poveretto ad eseguire la decapitazione. Mattatore inarrivabile! 

Io spero che i ricordi di queste imprese siano vivi nella vostra mente, ma se così non fosse, si trova su Youtube il meglio del Pappalardo naufrago! 

Adriano Pappalardo is the new Robinson Crusoe. Tom Hanks può accompagnare solo. 

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