Giugno è il mese del Pride.
Lo sai per forza anche tu perché o sei una persona informata o perché qualsiasi brand o istituzione sta cavalcando l’arcobaleno.
Sarà marketing? Può essere.
È una moda? Forse.
Ma a differenza dei tampax intrisi di vodka, questa moda può farci del gran bene. Qui non si parla solo dei diritti delle persone omosessuali, ma dei diritti delle persone.
Diritti civili. DI-RIT-TI CI-VI-LI. Punto.
Che non dovrebbero essere schierati a destra o a sinistra ma solo con il buon senso. Punto.
E se ancora, nel 2019, pensate sia giusto che alcuni individui scelgano per altri come condurre la propria vita, be’, allora abbiamo bisogno di un Pride al mese.
C’è da chiarire un punto però che mi pare sfugga a molti: il Pride non è solo la manifestazione dedicata agli uomini che preferiscono il cazzo, ma anche alle donne che amano la figa, ma anche a chi non si identifica nel proprio genere biologico, ma anche e soprattuto a chi crede che scegliere chi e come amare qualcuno sia una libertà personale su cui nessuno dovrebbe poter porre limiti o restrizioni.
Perché se oggi stiamo zitti davanti a leggi che decidono chi si può sposare o chi può adottare\avere figli in base al proprio orientamento sessuale, è un attimo che domani staremo zitti – per esempio – di fronte a qualche legge che impone il coprifuoco alla ragazze troppo belle – o che so – alle persone di altre etnie.
Assurdo, no?
Visto che anche il MI ha deciso di abbracciare i diritti di tutti, è necessario mettere ordine rispetto al salottino che si è scatenato sotto la nostra nuova immagine di copertina.
Ma lo faremo con la leggerezza milanese di chi non ha tempo da perdere per spiegare le banalità della vita, perché ok l’amore, ma qui dobbiamo fatturare:
Ci si vede il 29 al Pride di Milano, ma non prima di mostravi un’immagine inedita di quello di Bologna di settimana scorsa.
BUON PRIDE MILANO!
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