E’ tutta una questione di priorità.
Mentre le amministrazioni di tutto il mondo si affannano per lo sviluppo di un’agenda politica che possa rispondere alle necessità dei tempi che cambiano, un articolo del sito Milano Città Stato rivendica l’urgenza di porre rimedio a un grande problema che affligge la città di Milano.
Le smart parcheggiate a tradimento dietro ai SUV mentre cerchi posteggio? Più su, più su.
L’uso della parola apericena? Non ci siamo.
La statua di Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo.
Perché? Stando alle parole dell’autore dell’editoriale, è importante che i personaggi raffigurati nei centri storici rappresentino l’identità della città e dei suoi abitanti. Personaggi che con le loro opere e imprese, vere e presunte, nobilitino le vie della città e suscitino immensa emozione… qualcosa in cui i cittadini si identificano e di cui sono fieri.
Vittorio Emanuele, invece, non solo si macchia del peccato originale di essere di Torino, ma stando all’articolo non avrebbe, sia dal punto di vista della rilevanza storica che dal punto di vista dei valori morali, il profilo consono per occupare la piazza di una delle più importanti metropoli europee. Insomma, un mezzo Giargiana.
L’invito è quindi di ricorrere alle ruspe, tanto per citare un mezzo particolarmente in voga, e radere al suolo il buon Vittorio e il suo povero cavallo. Proprio come successo con le statue di Lenin e Stalin in Russia, tanto per fare un esempio.
La domanda, però, non è tanto sull’essere d’accordo o meno con l’iniziativa di Milano Città Stato. La vera domanda è:
Chi meriterebbe di sostituire il re torinese nella piazza più bella d’Italia?
E soprattuto, perché proprio il Signor Imbruttito.
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