Consiglio: per poter leggere questo articolo è necessario mettere da parte la propria laurea in ingegneria e scienze della fatturazione o economia del buon senso per non farsi venire l’orticaria. No, non è uno scherzo, e sì, vi serviranno dei fazzoletti.
Volente o nolente, negli ultimi anni il fenomeno degli influencer è quello che forse più di tutti ha dominato il web. Per chi non lo sapesse ancora e avesse vissuto in una foresta dell’Amazzonia negli ultimi 15 anni: un influencer è una persona (generalmente nota) che trae profitti in rete, semplicemente motivando o appunto influenzando gli utenti all’acquisto di prodotti sponsorizzati via Instagram, YouTube, Facebook. Un fenomeno mica da due spicci, però: basti solo dire che quella macchina da marketing di Chiara Ferragni ha chiuso il 2016 con un fatturato di 3,2 milioni di euro. E parliamo di numeri di 3 anni fa, pensato un po’ adesso.
La cosa è sfuggita però talmente di mano che da quest’anno, in Italia, è possibile frequentare una laurea triennale in questa disciplina. Pochi giorni fa, infatti, l’Università e-Campus ha presentato il nuovo corso di laurea triennale per diventare una vera e propria star di Internet (il risultato non è garantito). Quante volte dopo aver pianto pure l’acqua del battesimo per un esame abnorme quanto il patrimonio di Bill Gates, vi siete detti: «Ma chi cazzo me l’ha fatto fare? Mollo tutto e vado a fare l’influencer». Eccoci qua. E allora non mollate, perché c’è anche un piano di studi niente male.
No, non sono previste materie come Anatomia della bocca a culo di gallina o Diritto del tè alla fragola dimagrante. Questo il piano di studi sul quale verterà l’intero corso, come spiega e-Campus stessa: «Il percorso di studi si struttura su tre anni. Il primo anno affronta temi trasversali come semiotica e filosofia dei linguaggi, estetica della comunicazione, informatica, tecnica, storia, e linguaggio dei mezzi audiovisivi. Il secondo anno scende nel dettaglio di alcune discipline come la psicologia e la sociologia della moda, ampliando le conoscenze dello studente nell’ambito della comunicazione grazie a discipline come il diritto dell’informazione e della comunicazione o la sociologia della comunicazione e dell’informazione. L’ultimo anno prevede la partecipazione a laboratori tematici, che vanno dalla scrittura istituzionale e pubblicitaria alla lettura dell’immagine, e si conclude con tirocini formativi e di orientamento.»
Sempre che per l’esame di laurea non sia prevista una dissertazione in lingua fiamminga su Le corna stanno bene su tutto di Giulia De Lellis, questo è quanto il panorama culturale universitario futuro ha da offrirci. Questo regà. Questo.
ps: per il percorso di formazione magistrale che porta all’essere proclamati Dottori Imbruttiti di Milano ancora niente, purtroppo. Attendiamo.
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