Il metrò di Milano fa parte del mio cuore. Oltre a usarlo per andare ovunque dovete sapere che diversi anni fa, nel mio primo pezzo per Il Milanese Imbruttito, raccontavo proprio dei personaggi più bizzarri e stravaganti che lì, ogni giorno, si possono incontrare.
Dopo migliaia di fermate, diverse frenate brusche e qualche decina di scioperi ATM del venerdì, mi sono chiesto: come potrei riscrivere quel pezzo oggi? Siamo cambiati oppure è tutto rimasto com’era nel lontano gennaio 2016?
Appena salgo in carrozza – senza insistere nella salita e privo del Leggo che da un po’ non distribuiscono più alla mia fermata – l’atmosfera è apparentemente molto più tranquilla di quella che ho ritrovato scavando nei ricordi. Quasi ovattata, direi. La maggior parte delle persone è impegnata a fissare lo schermo di uno smartphone. Alcuni leggono ancora un libro. Di quelli cartacei! Talvolta l’autore riportato in copertina è tale Giulia De Lellis, professione influencer.
In realtà, sono qui per osservare e non per fare lo pseudo intellettuale radical chic con la puzza sotto il naso. Anche se noto che l’abitudine di non lavarsi per qualcuno è rimasta costante nel corso degli anni.
Passando dall’olfatto all’udito mi ricordo che un tempo solo i pazzi o gli ubriachi parlavano da soli ad alta voce in metrò. In genere erano facilmente individuabili se uno percorreva sempre la stessa tratta e, alla fine, stavano pure simpatici. Ora invece mi sembrano decine, centinaia! Mentre sto per dare la colpa al logorio della vita moderna mi accorgo che non si tratta di esseri umani, ma di cyborg: dall’orecchio spunta più o meno evidente una piccola protuberanza bianca. Solo più tardi, nella mia totale ignoranza tecnologica, capirò che sono semplici auricolari wireless e che era in corso il morning meeting con il gran capo bloccato in tangenziale.
Per fortuna la gentilezza è ancora di questo mondo. Qualcuno si alza per fare sedere un bambino. Avrà sì e no quattro anni. Dopo aver fatto i capricci e infastidito il prossimo per varie fermate il piccolo tiranno si erge in piedi con le scarpe sporche sul sedile a urlare e saltare. Nella totale indifferenza della madre, impegnata a registrare un vocale per la tata di turno. Giusto perché non si deve sedere nessuno dopo, vero?
Nemmeno il tempo di mostrare tutto il mio sdegno che alle mie spalle parte un combattimento tra cani. Scelta veramente saggia portare in metrò in ora di punta queste povere bestiole, colpevoli solamente di avere dei padroni pirla!
Arrivati a Loreto parte il classico assembramento da carro bestiame. Mentre cerco di ritagliarmi lo spazio vitale non posso fare a meno di notare che oltre al contatto fisico inevitabile ora tutto è anche una gigantesca violazione della privacy. Pur essendo determinato a farmi i cacchi miei, di fronte agli occhi mi vengono mostrate chat di Whatsapp con narrati i segreti più inconfessabili.
Una ragazza sta addirittura leggendo un mio pezzo apparentemente divertita. Vorrei dirle ehi, sai che l’ho scritto io!? Poi per paura di essere troppo invadente e di approfittarmi della vicinanza con il suo smartphone decido di desistere.
Compiaciuto di avere almeno qualche lettore, utilizzo il classico scende alla prossima? per liberarmi dal giogo infernale della folla. Mentre mi dirigo verso l’uscita noto che anche le scritte BAAL Culo non si vedono più in giro. In compenso un Giargiana smadonna perché non gli funziona il contactless e la gente si spazientisce incolonnandosi dietro il malcapitato. Avrà esaurito il plafond al distributore automatico per un Twix?
Lo so, sto invecchiando e sono rimasto ancorato ai miti del passato! Al free press che ti sporcava le dita di inchiostro, alle esibizioni di Metroman (che ora si è trasferito a Roma – ma ogni tanto si vede ancora) e a quando dovevi fare il check sulla mappa per ricordarti il lato da cui scendere. Pensatela come volete, ma altro che doors open on the right!
Ps: se volete rileggere il pezzo del 2016 cliccate qui.
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