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candidata-colloquio

Per portare a casa la pagnotta – mai come in questo periodo – si devono mandare giù parecchi rospi, specie durante i colloqui di lavoro. Non solo. Bisogna essere particolarmente avvezzi anche ai voli pindarici delle risorse umane che passano dall’esporci la mission dell’azienda, all’orario di timbro del badge, omettendo un dettaglio particolarmente rilevante: lo stipendio.

Sì, la maggior parte di noi non ha ancora le skills necessarie per tramutare l’ossigeno in pezzi da 50. Ed è proprio di compenso che parla la storia di oggi e dello spiacevole episodio con protagonista Taylor Byrnes, una giovane designer di Winnipeg, Canada, in cerca di lavoro.

Taylor ha risposto a un annuncio, pubblicato da una start-up del settore delivery, per ricoprire la posizione di designer dei menù. Dopo un primo colloquio andato brillantemente, in attesa di presenziare al secondo, la giovane ha deciso di indagare su tematiche da nulla, come la tipologia di contratto e il compenso previsto per il ruolo che sarebbe eventualmente andata a ricoprire.

Ed ecco succedere il patatrac. Quello che sarebbe dovuto essere un semplice scambio di mail con il responsabile delle risorse umane, si è trasformato in un’amara batosta: credendola interessata solamente alla busta paga, l’azienda ha disdetto il colloquio.

Nella mail si legge infatti: «In quanto start-up, noi siamo alla ricerca di persone che abbiano voglia di uscire dai propri schemi per mettersi in discussione. Noi crediamo nel lavorare duramente e nella perseveranza che un impiegato dimostra nel voler raggiungere gli obiettivo aziendali, non in quelli che sono interessati ai compensi. Per questo ogni domanda riguardante la paga e i rimborsi aziendali posta all’inizio del processo di selezione rappresenta per noi una ragione di preoccupazione in termini di adeguatezza della persona».

Dopotutto, chi non vive d’aria è semplicemente un avido arrivista! La ragazza ha subito messo in rete lo scambio di messaggi, incredula per il trattamento riservatole. Il web, dal canto suo, ha dato ragione alla designer, riempiendola di messaggi di sostegno. E Indovinate? L’azienda, vista la catastrofica figura di merda, si è subito adoperata per scusarsi e rifissare il famoso colloquio.

Fossimo in lei, li manderemmo a quel paese con tanto di best regards.

Credit immagine copertina

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