Oltre al danno, la beffa. Insomma, parliamoci chiaro: aprire le finestre in queste giornate di quarantena e vedere cielo terso e temperature insolitamente primaverili non può che farci girare gli zebedei. Il messaggio è sempre quello, dobbiamo assolutamente restare a casa. Sappiamo che questo tempo meraviglioso fa venire voglia di corsette al parco, pic nic, barbecue e qualsiasi cosa si possa fare all’aperto, ma abbiamo una responsabilità con noi stessi e con gli altri, e quindi non possiamo fare altro che rimanere tra le quattro mura. Dobbiamo però ammettere che questo 2020, oltre che sfigato, è pure decisamente sadico.
A Milano, infatti, si sta per concludere l’inverno più caldo degli ultimi 123 anni, con una temperatura media di otto gradi, superiore di 3.5 gradi al Clino, il valore che indica la media per il trentennio 1981-2010, usato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Stando alle rilevazioni della Fondazione Omd (Osservatorio meteorologico Milano Duomo), il periodo dal 1 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020 è stato caratterizzato da valori ben al di sopra della norma.
Basti pensare che la temperatura media di gennaio, 6.3 gradi, ha superato di 2.7 gradi quella tipica del periodo. Dicembre e febbraio sono stati addirittura i più caldi di sempre, con una media rispettivamente di 7.6 gradi e di 10 gradi. Del resto anche il Natale milanese è stato piuttosto atipico: temperatura media di 11.3 gradi contro i 3.4 del Clino. Sempre il 25 dicembre la temperatura massima ha toccato i 16.4 gradi. La temperatura massima assoluta del trimestre è stata registrata il 24 febbraio, 20 gradi. Per quanto riguarda le (poche) giornate fredde, la massima più bassa, 2.8, è stata registrata il 7 gennaio, mentre il record di minima assoluta della stagione risale al 9 gennaio con -0.8. Non abbiamo avuto quindi la soddisfazione di vivere un bianco Natale, visto che l’unica nevicata del trimestre si è verificata il 13 dicembre, ma si è trattato di neve mista a pioggia ed è quindi durata come un gatto in tangenziale.
Certo è che questo sole splendido mette a dura prova il nostro buonsenso, ma sappiamo bene che più rispettiamo tutti la quarantena, prima questa situazione assurda finirà. O forse, per vedere il bicchiere mezzo pieno, questo tepore ci aiuta a non cadere troppo nell’abbruttimento: restare chiusi in casa con pioggia e cielo plumbeo avrebbe potuto favorire maggiormente tristezza e malinconia. Aprire le finestre, andare in terrazza o (per i più fortunati) in giardino e godere dei caldi raggi del sole può invece essere un modo per trovare un po’ di sollievo dalla clausura. E aiutarci a tenere duro.
Articolo scritto da Wendy Migliaccio
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