Non pare ancora vero, ma la luce in fondo al tunnel inizia finalmente a intravedersi. Mentre la situazione sanitaria sembra migliorare giorno dopo giorno, molti di noi hanno iniziato ufficialmente il countdown per la fine di queste settimane di smart working forzato, trascorse a casa tra sfide accettate e cacce al tesoro di lieviti di birra, con San Babila lontana dagli occhi, ma mai e poi mai dal cuore. Attenzione, però, perché come si ricorda in lungo e in largo, il rischio di vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad ora è concreto: e allora, per evitare di ritornare al via come in una partita sfigata del gioco dell’oca, resta fondamentale rispettare tutte le regole che abbiamo appreso nel corso di questa quarantena. Dal lavarsi le mani ancora e ancora, al mantenere un certo distanziamento sociale.
Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, potrebbe commentare chi già suda freddo pensando al tragitto tra la propria mansion e il caro vecchio office. Specialmente se il tragitto in questione, fino alla fine di febbraio, era stato abitualmente percorso con i mezzi pubblici. Certo, come abbiamo visto negli scorsi giorni, tram, autobus e metro sono già stati pimpati – o comunque lo saranno a breve – con cerchietti vari ed eventuali che indicano dove possiamo sederci e dove no, per evitare spiacevolissime occasioni di contagio. Ma la portata di questi mezzi a pois, degni forse più di un episodio della Pimpa che non di una passerella Chanel, risulta drasticamente ridotta: secondo quanto dichiarato dagli stessi esperti del Comune, per esempio, il numero massimo di passeggeri per ogni vagone della metropolitana è ora pari al 30-40% rispetto all’epoca pre-covid.
Morale: spostarsi per la città con i mezzi pubblici, tra attese e disagi vari, potrebbe diventare piacevole come un giro in via Torino il primo giorno di saldi. Qualche alternativa? La prima che ci viene in mente è sicuramente la cara vecchia auto, che non vede l’ora di tornare a ruggire sulla Circonvalla tra un semaforo e una multa per accesso non autorizzato nella corsia preferenziale. Il rischio, però, è che un ritorno in massa alle quattro ruote renda la città semplicemente invivibile: da un lato, infatti, trovare quotidianamente parcheggio in prossimità del proprio posto di lavoro potrebbe risultare un tantino complesso, visto che no, non lavoriamo tutti a Cascina Gobba e a Molino Dorino; dall’altro questa soluzione andrebbe a compromettere quella surreale situazione di aria respirabile che si è venuta a creare dopo lo stop delle attività, con la riduzione dell’inquinamento ambientale da traffico attestata tra il 30 e il 75%. Greta Thunberg e i nostri polmoni potrebbero avere qualcosa da ridire.
Un’altra possibile soluzione, decisamente più amica dell’ambiente, è invece quella che negli scorsi giorni è stata suggerita dallo stesso mayor Sala: virare drasticamente verso una mobilità pulita, per lo più a due ruote. Il che, senza troppi giri di parole, si tradurrebbe in monta sulla sella e pedala. Con il progetto Strade Aperte, d’altronde, il Comune di Milano ha fatto sapere di voler aggiungere a strettissimo giro ulteriori 35 chilometri di piste ciclabili ai 220 attuali. Obiettivo: trasformare il momento tutt’altro che felice per la città in un’occasione di rinascita urbana in chiave green, con tanto di pista unica che, partendo da Corso Venezia, arrivi fino a Sesto Marelli. Taaac.
L’idea di saltare in bici e pedalare fino all’ufficio potrebbe d’altronde aiutarci a smaltire i chili in più che abbiamo accumulato in quarantena a botte di crostate fatte in casa. Unico problema: in molti potrebbero storcere il naso davanti alla possibilità concreta di arrivare al lavoro pezzati come una frisona da latte, soprattutto con il caldo in arrivo. Ma ecco che aggiungendo a bicicletta o a monopattino la parolina magica elettrica (o elettrico, sì, vabbeh) ogni timore potrebbe venir meno. A pensarci bene, infatti, un’e-bike o un monopattino elettrico richiedono tendenzialmente uno sforzo atletico complessivo affrontabile anche da chi nella propria vita ha sollevato sempre e soltanto obiezioni. Senza contare che sfrecciare liberamente su viale Monza con il vento sul viso come un Leonardo DiCaprio in versione Titanic potrebbe davvero risultare gradevole. Con o senza Celine Dion in sottofondo.
I prezzi di questi gingilli tecnologici, d’altronde, non sono poi così proibitivi e cercando qua e là sul web è possibile trovare qualche offerta interessante. Senza cadere nelle giargianate, ça va sans dire. MediaWorld, per esempio, ha recentemente lanciato sul proprio portale un’intera area dedicata proprio alla mobilità elettrica piena di sconti e offerte speciali: al suo interno, oltre le bicicletta a pedalata assistita e ai monopattini elettrici vari ed eventuali, è possibile trovare anche tutte quelle informazioni su velocità, autonomia, percorsi riservati etc che normalmente avremmo chiesto a Google, ma che invece ci vengono comodamente riassunte all’interno della stessa pagina. Come un briefing di quelli efficaci. Insomma, il passaggio alla TechMobility potrebbe davvero farci svoltare quella che si preannuncia sin da ora come un’estate parecchio strana, e regalarci qualche piccola gioia in attesa di poter gridare tutti insieme un liberatorio E anche questo coronavirus ce lo siamo tolti dalle balle.
Articolo scritto da Leonardo da Princi in collaborazione con MediaWorld
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