Se con il suo taccuino potesse dare un voto al governo italiano, probabilmente Alessandro Borghese sgancerebbe un bel quattro. Già, perché in questo periodo così assurdo per tutti, pure lo chef più piacione della tv sembra essere in grande difficoltà. Lo ha dichiarato lui stesso al Corriere della sera: “L’assenza dello Stato sta radendo al suolo la ristorazione italiana. Non solo manca sostegno economico a un settore che è il fiore all’occhiello del Paese, ma anche le regole per iniziare a progettare la ripartenza non ci sono”.
Insomma, a sto giro manco lui può ribaltare il risultato e la situazione rimane critica. “Da quando è iniziato il lockdown ho perso quasi metà degli introiti”, ha rivelato Borghese, che però, va detto, ha un impero che la maggior parte degli altri ristoratori non possiede. Oltre a una nota attività di catering, il giudice di Quattro ristoranti vanta anche un’agenzia di consulenza, un pastificio e il ristorante di fine dining a Milano Il lusso della semplicità. Senza contare, naturalmente, che il figlio di Barbara Bouchet è tra gli chef più famosi del piccolo schermo e che i suoi programmi Quattro ristoranti e Cuochi d’Italia sono ormai protagonisti indiscussi di TV8.
Ma torniamo all’intervista. “Sono venute meno cene private, ben 16 matrimoni, per non parlare degli eventi legati al Salone del Mobile…” ha lamentato Borghese. Un problema che purtroppo riguarda tutto il mondo della ristorazione, settore che quest’anno, in base alle stime della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, subirà una perdita di 34 miliardi di euro, con oltre 350mila posti di lavoro a rischio. “Ora siamo fermi. È tutto chiuso. E sto anticipando l’assegno della cassa integrazione ai miei 64 collaboratori: non potevo permettere attendessero mesi prima dell’arrivo dei fondi a causa della burocrazia. Ma così non si può resistere a lungo. Un altro mese. Se le cose non si smuovono dovrò decidere cosa fare con il personale, le spese d’affitto e le bollette. Ma è un’evenienza in cui spero di non dovermi trovare”.
Della serie anche i ricchi piangono. Ma il buon Borghese sa bene di essere tra i pochi fortunatissimi: “Non è per la mia situazione. Ho le spalle larghe e saprò affrontare qualsiasi scenario. Così come tanti miei colleghi per cui il ristorante è solo una parte dei guadagni, accanto ad altre attività”, ha spiegato con onestà. “Ma penso a quelli che vivono degli incassi di bistrot, trattorie e osterie, soprattutto in provincia. Sono molto preoccupato per loro… alcuni hanno già chiuso, tanti altri lo stanno per fare”.
E quindi, che si fa? “Servirebbero finanziamenti a fondo perduto, anche perché ci vorrà tempo prima che i ristoranti tornino a riempirsi. Mancano appena tre settimane e non ci sono ancora le regole d’ingaggio, anche solo per capire quanto costerà far ripartire le attività. Qualche esempio? Sanificare un locale da 300 metri quadrati costa tra i mille e i 3 mila euro. Ogni quanto sarà necessario farlo? E poi, come dovranno essere allestiti i locali? Non saperlo rende impossibile pianificare e non si potrà improvvisare, ne va della salute dei clienti e dei lavoratori”.
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