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Le conseguenze dell’emergenza Coronavirus non smettono di stupire. Che in tutto il mondo, e quindi in Italia e quindi a Milano, ci sia una importante crisi economica in atto è cosa nota. Che a patirne, nel caso della nostra città, fosse più il centro rispetto alle periferie, è una sorpresa. O forse no.

Già, perché se da un lato negozi e locali centralissimi come quelli del Quadrilatero stanno soffrendo l’assenza di turismo e la poca voglia di spendere, dall’altro nelle periferie molte realtà stanno fatturando addirittura più dell’anno scorso, come conferma al Corriere Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio. “Allo svuotamento dei locali attorno a piazza del Duomo e al Quadrilatero della moda si contrappone un certo risveglio delle aree residenziali in quartieri più defilati della città. Il motivo? Probabilmente, a causa dello smart working, molti residenti passano più tempo a casa e intorno a casa, legandosi al territorio in cui vivono e smettendo di gravitare sul centro. E così diventano a tutti gli effetti consumatori di prossimità”.

Lo smart working sta quindi in parte danneggiando tutti quei locali che prima vivevano (principalmente) di pause pranzo e caffé tra colleghi. A beneficiarne, però, sono le realtà periferiche, e questo è un dato con il quale fare i conti. Dovrà farne soprattutto il sindaco Beppe Sala, che da tempo auspica una riduzione del lavoro da casa a favore del ritorno tra le scrivanie degli uffici. A incidere su questo divario tra l’economia del centro e quella delle periferie sarebbero, secondo Barbieri, tre elementi: “Latitano il turismo internazionale e quello fieristico d’affari, si vedono poco i pendolari del lavoro e pesa il temporaneo forfait degli studenti fuorisede”.

E pare proprio che questo trend sia destinato a durare. Eh signora mia, che situazione…

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