Se siete femministe incallite o pure solo donne vagamente emancipate, forse vi converrà smettere di leggere questo articolo e dedicarvi ad altro. Se continuate poi non dite che non vi avevamo avvisate. Dunque, in Inghilterra c’è una donna, tale Alena Kate Pettitt, che ha deciso di fondare il #Tradwives, cioè il movimento delle mogli tradizionaliste. Il loro motto? “Sottomettiamoci ai mariti e viziamoli come nel 1959”.
Un bel ceffone ad anni e anni di lotte per l’emancipazione femminile, praticamente. Oppure una bella furbata di marketing, chi lo sa. Del resto Alena ha scritto due libri, ha un blog e un canale su YouTube. Dal suo profilo Instagram si mostra felice insieme a suo marito, ci fa vedere come fa il bucato, le torte, come prepara il tè, i dolcetti e come si prende cura della famiglia. Oh, del resto lei l’ha ammesso: il suo intento è quello di riportare in auge il modello della moglie anni Cinquanta, votata ai “valori di un tempo”: alla casa, alla famiglia e al proprio maritino.
Alena ha 34 anni, un passato professionale nel settore marketing (te capì) e un presente da “casalinga felice di avere come scopo quello di prendersi cura della casa e viziare il proprio marito“. Talmente tanto felice da aprire persino una scuola, The Darling Academy, che aiuta le altre donne a tornare docili e servizievoli come un tempo. Per Alena però sottomettersi non è mica una roba brutta, anzi. “Il mio personale significato della parola sottomissione si basa sui principi della Bibbia”, ha rivelato in un’intervista a Elle. “Mio marito è il capitano della nave. Non possono essercene due. Solo perché prende decisioni più grandi delle mie non significa che non mi consulti o che io sia la sua serva”.
“Non dico alle donne che devono stare in casa, dico a quelle che lo fanno che sono meravigliose. Penso che sia molto più pericoloso schiacciare lo spirito di una donna che sente di appartenere alla casa, costringendola ad andare al lavoro”, ha spiegato ancora nell’intervista. “Spero che la mia storia e i miei consigli siano utili per le donne che si sentono come me. Sono felice di saper bilanciare le faccende domestiche e la scrittura. Essere una casalinga, tuttavia, verrà sempre prima”.
Non bisogna mica avere per forza il fatturato come unico credo, ci mancherebbe. Certo, da qui a definirsi sottomesse al proprio marito, ce ne passa. Ma Alena non si arrende. “Siamo donne che scelgono di mettere al primo posto la casa e la famiglia. E non la carriera come tutto il mondo vorrebbe. La casalinga media deve destreggiarsi tra la cucina, pulizie, finanze, figli e molto altro. Facciamo questo lavoro a tutte le ore del giorno. Ma non siamo pagate”. Chiaro no?
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