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Scoperta a Lodi la più grande piantagione di marijuana in Italia: la “startup” di 2 ventenni

Non ricordo in quale occasione, ma un amico una volta mi disse una frase che non dimenticherò mai: “Poteva essere una buona idea, se non fosse stato tutto sbagliato”. Ecco, quella che ci apprestiamo a raccontare è probabilmente la più bella brutta idea del 2020.  Con l’arrivo della cannabis legale quanti di noi, probabilmente dopo due bicchieri di […]

Non ricordo in quale occasione, ma un amico una volta mi disse una frase che non dimenticherò mai: “Poteva essere una buona idea, se non fosse stato tutto sbagliato”. 

Ecco, quella che ci apprestiamo a raccontare è probabilmente la più bella brutta idea del 2020. 

Con l’arrivo della cannabis legale quanti di noi, probabilmente dopo due bicchieri di troppo, hanno buttato lì la malsana idea: “Oh, ma se facessimo finta di avviare una piantagione di cannabis legale e invece ne facessimo una vera?”, grasse risate e via col secondo giro di amari.

La famosa idea Esco-bar. Pablo? No, quando hai bevuto troppo ed è ora che vai a casa a dormire. 

Due imprenditori del lodigiano, stando alle prime ricostruzioni, sembra abbiano dato vita all’ambizioso progetto, finendo prevedibilmente nel mirino della Guardia di Finanza. 

Si chiamava The Hemp Greenhouse ed era – almeno sulla carta – una startup di Borghetto Lodigiano volta alla coltivazione e commercializzazione della canapa legale. Come magari non tutti sanno, la cannabis per essere legale può contenere un valore massimo di THC (il principio psicoattivo della cannabis) dello 0,6%. 

Provate a indovinare quale era il valore massimo riscontrato nelle piante della startup lodigiana? 14%. Non 2%, non 3%. Quattordici. 

115.800 piante per circa 10 tonnellate di sostanza stupefacente. Numeri alla mano, questa è, come sottolineato dal comandante della GdF di Lodi Vincenzo Andreone, “la più grande piantagione mai vista in Italia”

Abbastanza prevedibile quindi l’indagine sui due proprietari. L’accusa? Produzione e detenzione di sostanza stupefacente, nell’attesa che la Guardia di Finanza riesca a fare luce sui canali di smercio utilizzati dai due Escobar del Lodigiano. 

Non è finita qui. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, sui giovani pende un’indagine per sfruttamento di manodopera: nel campo in questione lavoravano come raccoglitori diversi immigrati, tutti del Sud-Est asiatico, tutti rigorosamente pagati in nero e senza la benché minima tutela. 

“Alcuni di loro lavoravano dall’alba al tramonto e la notte riposavano nel capannone adiacente la piantagione nell’indigenza più assoluta, mentre i loro caporali in due roulotte. Sei siamo riusciti a bloccarli, altri sei si sono dati alla fuga”, è stato infine il commento del comandante Andreone. 

Cari Imbruttiti, cosa abbiamo imparato dalla lezione di oggi?

Non ne sono sicuro, ma sicuramente che nessuna buona idea viene dopo il terzo giro di amari. 

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