Ma alla fine lo smart working ci piace oppure no? Non si capisce. In molti se lo vorrebbero portare dietro pure a fine pandemia, altri aspettano solo di tornare al solito rassicurante tran tran casa-tangenziale-ufficio. La verità è che tanta gente il lavoro da casa lo sta soffrendo di brutto. Forse, però, un motivo c'è: il pigiama.
Esatto. Il pigiama. Di flanella, di cotone, con l'orsetto o a quadri, pantaloncini o pantaloni lunghi, canotta o camicia da notte. L'è istess. Lavorare da casa restando in pigiama non è una good idea. A dirlo è la scienza, of course. Uno studio australiano condotto dai dottoroni del Woolcock Institute of Medical Research di Sydney ha rilevato che restare in pigiama mentre si fa smart working può provocare un deterioramento della salute mentale. Che già tra pandemia e lockdown non sta messa benissimo, diciamocelo. La ricerca è stata condotta su 163 scienziati e ricercatori tra aprile e maggio, quindi proprio in piena crisi da Coronavirus.
In pratica è venuto fuori che chi lavorava da casa senza farsi lo sbatti di cambiarsi d'abito manifestava le peggiori condizioni di salute mentale. Chi invece si prendeva la briga di vestirsi un attimino se la cavava decisamente meglio. Una pacchia. "Una maggiore percentuale di persone che indossano il pigiama durante le ore di lavoro riporta un declino di salute mentale durante la pandemia rispetto a chi si veste prima di andare al computer. Quanto alla produttività, la più alta si registra in chi è chiamato a svolgere compiti specifici, come scrivere articoli scientifici, mentre i ricercatori alle prime armi fanno più fatica a destreggiarsi", hanno spiegato gli autori della ricerca Cindy Thamrin e David Chapman.
Bè sì dai, ci sta. Non fate i pezzenti: prima di iniziare a lavorare da casa fatevi una doccia e via il pigiama. Il fatturato vi ringrazierà.
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