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Al buon Sala lo smart working non è mai piaciuto troppo, lo sappiamo. Sarà forse (anche) per questo che la Giunta sta cercando di sostituirlo con il nearworking. In sostanza i dipendenti del Comune, invece di lavorare da casa, si dovranno recare presso un coworking in prossimità della propria abitazione. Easy. E magari non ci sarà nemmeno bisogno di portarsi la schiscetta e si potrà tornare a casa per pranzo.

L'obiettivo è quello di evitare assembramenti negli uffici e sui mezzi pubblici, cercando al contempo di migliorare le condizioni di lavoro. "Questo provvedimento ci consente di sperimentare nuove modalità lavorative all'interno della Pubblica Amministrazione, proponendo, primi in Italia, un nuovo modello di vivere e lavorare in una città a 15 minuti", ha spiegato l'assessora alle Politiche del Lavoro, Attività Produttive e Risorse Umane del Comune di Milano, Cristina Tajani.

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Quindi niente più ore perse sui mezzi per andare in centro. E basta lavorare sul divano di casa. La via di mezzo è quella di avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione in modo anche da ripensare i quartieri che non siano più solo dormitori, ma luoghi ricchi di servizi e attività commerciali. Parola d'ordine: decentramento. Si risparmia tempo, sbatti ed emissioni derivanti dagli spostamenti obbligati.

Insomma, ci si prova almeno. Si sperimenta, in modo da capire se questo modello è valido e si può proporre anche al settore privato. Le linee guida del Comune prevedono due ambiti: il POLA (Piano Organizzativo del Lavoro Agile) che conferma il lavoro da remoto come modalità lavorativa da associare all'attività in presenza. Ci sarà poi una nuova flessibilità oraria in entrata e uscita e i dipendenti verranno dotati di mezzi tecnologici e digitali adeguati in modo tale da migliorare (e monitorare) l'attività lavorativa. Top.

Per quanto riguarda il nearworking, il Comune ha intenzione di individuare spazi di sua proprietà, distribuiti in città, in cui i dipendenti potranno andare a lavorare in modalità smart working. Bel tentativo, dai. Ci sta.

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