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"Hai i capelli blu, non entri a scuola". No, non è una frase sentita nel reality Il collegio, ma a Milano, nel 2021. Ussignur. La storia è questa: all'istituto alberghiero Carlo Porta, nei giorni scorsi, uno studente, Mattia, è stato punito con una nota per essersi presentato a lezione con i capelli tinti di blu. Cioè, probabilmente almeno la metà di noi imbruttiti ha sfoggiato, al liceo, un'acconciatura, un taglio o un colore figlio della follia e della stravaganza adolescenziale. È un classicone, necessario per riguardare le foto dieci anni dopo e vergognarsi un po' o magari vantarsi del proprio passato coraggio. 

Per evitare la punizione, il ragazzo ha deciso di tagliarsi i capelli e tingerli di nero. Fortunatamente i compagni di classe hanno deciso di ribellarsi a questa decisione bigottona. "A un’alunno della nostra scuola è stato imposto di cambiare colore di capelli per non incorrere in note disciplinari, per colpa di una tinta che non è risultata di gradimento ai responsabili della nostra scuola", si legge in un comunicato diffuso dai ragazzi. "Un semplice blu ha innescato una bomba a orologeria, nonostante l’alunno si sia attenuto alla ingiusta imposizione, tagliandosi i capelli lasciando solo qualche centimetro per non rasarsi totalmente; l’istituzione scuola ha imposto ancora all’alunno il divieto di entrare nell’istituto tranne che se non si fosse rasato totalmente" ha spiegato l'unione degli studenti.

La protesta dei ragazzi, amici di Mattia ma anche semplici studenti solidali, si sono piazzati davanti al cancello del Carlo Porta per protestare. Non solo studenti dell'alberghiero, ma anche allievi di altri istituti milanesi, come il liceo artistico Boccioni e lo scientifico Vittorio Veneto. In molti hanno sfoggiato parrucche blu. "Il colore dei capelli nel 2021 non può definire né il valore di una persona né se sia un bravo professionista - ha spiegato Alessia Polattini, 18 anni, allieva del Porta, come riportato da Repubblica - Accettiamo la divisa e le disposizioni di natura igienico sanitaria, io stessa per esempio non uso più lo smalto per le unghie, ma il colore dei capelli non rientra tra queste".

Immediata è arrivata la replica della preside Rossana di Gennaro, riportata dal Corriere. "Non si tratta di mettere dei limiti alla libertà personale. La nostra è una scuola professionale, nel patto educativo che sigliamo con gli studenti, le famiglie e le aziende, noi ci impegniamo a formare professionisti di alto livello e a prepararli nel modo migliore. Questo passa anche dall’essere abituati a un certo tipo di disciplina, perché ci sono ruoli professionali che implicano un certo modo di presentarsi, faremmo loro un danno se creassimo delle aspettative diverse da quello che troveranno sul posto di lavoro. Di solito non occorre spiegare certe cose, perché i nostri studenti le vivono in prima persona, durante gli stage, ma l’anno scorso la pandemia li ha fatti saltare".

Le parole di un altro ragazzo, Riccardo Pomodoro, 18 anni, dicono tutti: "Se tingersi di biondo va bene, a chi spetta decidere qual è il colore giusto?". C'è poco da aggiungere.

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