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Invidia per il collega alle Canarie? Si chiama “travel shaming”, e a quanto pare ci siamo cascati tutti almeno una volta

Cos'è il travel shaming e perché sta prendendo sempre più piede

Altro ponte – quello pasquale appena trascorso -, altro termine inglese che cade a fagiolo. Parliamo del travel shaming, ovvero l’enorme senso di fastidio nei confronti di chi, al contrario nostro, ha (e ha avuto) la possibilità di viaggiare.

Let’s be honest. Chi non ha mai rosicato di fronte a un bel paesaggio caraibico postato sui social, da dietro il vetro dell’ufficio milanese immerso in un cocktail di CO2 e nebbia? Tutti. Dire il contrario sarebbe mentire a noi stessi.

L’emergenza sanitaria, i limiti negli spostamenti imposti dai Dpcm e la controversa possibilità di precipitarsi all’estero – ma non nella regione confinante – così come il raggiungere o meno la seconda casa (per i fortunati che ce l’hanno), ci ha reso facilmente inclini alla gelosia. Persino la peggiore delle catapecchie vista mare ci sembra un eden tentatore. Tutto fa brodo, si dice, no?

Il travel shaming affonda le proprie infide radici nei social network, luogo in cui chi viaggia e posta contenuti viene letteralmente sommerso di commenti al vetriolo. Santa Inquisizione spostati proprio!

Le categorie più colpite sono vip e influencer che sembrano poter volare da un lato all’altro del globo, quasi avessero una delega speciale da nostro Signore. Se attaccati, rispondono: “È per lavoro”.

Questa affermazione però, sebbene nessuno debba giustificarsi per le proprie azioni, non serve a placare gli animi tormentati dei follower che si sentono traditi e soli nella lotta alla pandemia.

Tutti, prima o poi, abbiamo fatto travel shaming a Tizio, Caio e Sempronio, vedendoci sempre quell’italianità tossica che punta a fottere il prossimo e aggirare il divieto. Tutti abbiamo scrollato i feed delle star Oltreoceano, invidiandone le ville private affittate in location da paura, mentre a noi non era quasi concesso uscire dalla Circonvalla.

C’è da dire che, tra funerali, motivi di lavoro (legittimi) e altre esigenze improrogabili, non sapremo mai perché quella tal persona è nella casa al mare o in montagna. Fare il frustrato sui social non risolve né eleva la propria situazione personale.

In conclusione, per citare un famoso aforisma: “Ogni persona che incontri sta prendendo un volo di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”.

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