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Tornare in ufficio? C’è addirittura chi preferisce licenziarsi pur di evitarlo

I dipendenti di Apple hanno scritto una lettera a Tim Cook per chiedere la libertà di scegliere se tornare in ufficio o lavorare da casa. E non sono gli unici che vivono il rientro in office come un dramma.

Abbiamo raccontato spesso di come lo smart working abbia cambiato le nostre vite. In molti casi, in peggio. Da casa si ha la sensazione di lavorare di più, la socialità è ridotta a zero, spesso ci porta a restare in pigiama all day con conseguente abbruttimento. E che dire del mal di schiena. Ma… c’è un ma. Se da un lato in molti stanno patendo lo smart working, dall’altro c’è un esercito di persone che grazie al lavoro agile ha conquistato una nuova qualità della vita alla quale non rinuncerebbe per nulla al mondo. 

Abbiamo presto spunto dall’interessante approfondimento dell’HuffPost, che riporta la recente news che riguarda i dipendenti di Apple, i quali sono arrivati addirittura a scrivere una lettera incazzosa al boss Tim Cook per chiedere la libertà di scegliere se lavorare da casa o dall’ufficio. E non si tratta di un caso isolato. Come riportato da Bloomberg, c’è chi preferisce essere licenziato piuttosto che tornare stabilmente in ufficio. E così le aziende si trovano, adesso, con un bel problemone da risolvere: come riuscire a tornare alla normalità e allo stesso tempo rispettare le nuove esigenze dei lavoratori?

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“La politica di Apple sul lavoro flessibile e le posizioni attorno a esso hanno già costretto alcuni dei nostri colleghi a smettere. Senza l’inclusività che la flessibilità porta, molti di noi sentono di dover scegliere tra mantenere l’equilibrio famiglia-benessere-lavoro, o far parte di Apple”, hanno scritto i dipendenti del colosso fondato da Steve Jobs. Insomma, secondo loro non è vero, come sostenevano invece i vertici, che è importante riconnettersi alle persone. C’è gente a cui non frega una mazza di ritrovare i colleghi e preferisce conservare il tempo per se stesso o per la sua famiglia.

Oh, e poi molti ne fanno anche una questione ambientale: “Chiediamo formalmente di conoscere l’impatto ambientale del ritorno al lavoro in presenza, e come la flessibilità permanente a distanza potrebbe compensare tale impatto”. In pratica la buttano sul green per persuadere il buon Cook. Sagaci. Comunque c’è poco da fare, una roba grossa come la pandemia non può non lasciare conseguenze indelebili. Impossibile pensare che, anche una volta sconfitto il Covid, le cose tornino come prima. Le nostre esistenze sono state sconvolte, siamo stati costretti all’isolamento per un botto di mesi, abbiamo avuto modo di riflettere, scoprire, rivalutare. Ci sta che ci sia gente che pensi “Col cazzo che torno in office“.

Bloomberg ha intervistato alcune persone che hanno preferito dire addio al lavoro una volta costretti a tornare dietro alla scrivania. Come ha fatto tale Jimme Hendrix, software developer nei Paesi Bassi: “Impiegavo due ore ogni giorno per arrivare al lavoro. Durante il Covid ho capito che mi piaceva lavorare da casa“. E quindi adesso è diventato un freelance. Meno sicuro, forse. Ma più felice. That’s it.

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