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Faccende domestiche: non basta che gli uomini “aiutino” le donne. È un lavoro che va condiviso

Donne e uomini si portano avanti da decenni l’implicita sensazione che a occuparsi delle faccende domestiche debbano essere principalmente le compagne/fidanzate/mogli. Si tratta di una sensazione sottopelle, di una leggera pressione che molto spesso le donne avvertono, un’incombenza che non si sa bene perché gli uomini sentono di poter delegare. Poco importa che la donna […]

Donne e uomini si portano avanti da decenni l’implicita sensazione che a occuparsi delle faccende domestiche debbano essere principalmente le compagne/fidanzate/mogli. Si tratta di una sensazione sottopelle, di una leggera pressione che molto spesso le donne avvertono, un’incombenza che non si sa bene perché gli uomini sentono di poter delegare. Poco importa che la donna di casa abbia anche un lavoro o che si occupi attivamente di eventuali figli. Quelle domestiche sono ancora faccende da donne. L’è inscì.

Interessante, in questo senso, è l’approfondimento di The Vision. Non parliamo necessariamente di coppie retrograde, con padri padroni in panciolle e mogli sottomesse. Parliamo di coppie del 2021, evolute, che loro malgrado non riescono a sbrogliarsi dall’idea che “L’uomo aiuta la donna” e non, invece, che i due collaborano insieme alla pulizia e alla cura della casa. Oh, vale per gli uomini quanto per le donne eh? Quante volte, Imbruttite, vi capita di chiedere “Mi dai una mano con la lavatrice?”, “Mi lavi i piatti?“, “Mi pulisci il bagno?”. Mi, a me. E perché a me? L’uomo forse non ha bisogno di vestiti puliti, di piatti puliti, di un bagno pulito?

Come specificato nel pezzo di The Vision, spesso gli uomini si vantano di aiutare a pulire e riordinare. Come se fosse qualcosa di cui farsi grandi agli occhi degli altri. Avete mai sentito dire a una donna: “Io modestamente aiuto molto in casa”. Ovviamente no, che la donna lo faccia si dà per scontato. Che l’uomo lo faccia no, quindi applausi. Ciò che inorgoglisce, la collaborazione alle faccende domestiche, dovrebbe essere un fatto naturale, soprattutto nel caso in cui entrambi i membri della coppia lavorino. Inutile snocciolare le solite ricerche, che continuano tristemente a sottolineare come siano le donne a sobbarcarsi ancora lo sbatti maggiore tra le quattro mura. Pure se sono impegnate anche con lo smart working

Questa è la situation, e non è un caso che molto spesso le donne in vacanza non riescano mai a staccare davvero, soprattutto se si affitta una casa. Si deve comunque cucinare, fare la spesa, riordinare, pulire. Tutto da tenere a mente, e se ci sono i nani basta moltiplicare il livello di ansia per due, ma anche per tre. C’è tanto da fare in una casa, eppure dobbiamo farne di strada ancora per nobilitare il lavoro domestico ed elevarlo a lavoro a tutti gli effetti. Che amarezza. Ecco l’interessante analisi di Alisa del Re, docente della facoltà di Scienze Politiche presso l’Università di Padova, riportato da The Vision.

A proposito del lavoro domestico: “Tradizionalmente attribuito alle donne, è sempre stato affidato loro in modo esclusivo, considerato gratuito ed erroneamente e strumentalmente giudicato come segno d’amore. Nella storia più recente le classi più abbienti e la borghesia hanno sempre delegato ad altre persone il lavoro elementare. Questo infatti si può mercificare, il suo tempo è misurabile e il suo costo è quantificabile. È un lavoro ripetitivo, faticoso, noioso, necessario, ma comprimibile”. Ok, i più fortunati possono farsi aiutare da una colf. Anche qui, quasi sempre donna.

Così, si legge nell’approfondimento, finiamo per avere due donne (quella che vive nella casa e quella che si occupa delle faccende domestiche, a pagamento) ma di fatto un solo salario, che nel caso del lavoro domestico è troppo spesso sottopagato e scarsamente regolamentato. Insomma raga, quando ci decideremo a considerare la cura della casa un lavoro a tutti gli effetti, a cui non frega una beata mazza del genere sessuale? Altro che aiuto in casa.

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