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Avete mai provato, seriamente, a mettervi nei panni di qualcun altro? Un bell'esperimento sociale, che Fondazione Empatia Milano (FEM) ha deciso di trasformare in opera d'arte. L'idea è stata quella di riadattare per l’Italia l’iconica opera dell’artista inglese Clare Patey, che ha trovato un modo per stimolare le persona a mettersi nei panni di qualcuno. Una gigantesca scatola di scarpe, dove chi entra sceglie un paio e, indossandolo, cammina per dieci minuti ascoltando una storia raccontata dalla voce del protagonista. Super interessante.

Le info base: l'opera è in programma dal 21 al 28 settembre (durante la Fashion week) in Piazza XXV Aprile dalle 13 alle 20. L’evento, per il quale è stato chiesto Patrocinio al Comune di Milano, è realizzato grazie al contributo di Fondazione di Comunità Milano (FCM), che sostiene progetti di utilità sociale per promuovere la partecipazione e la solidarietà e rispondere ai bisogni della nostra comunità, in collaborazione con Levi’s, curato da Fondazione Empatia Milano e Piano B. Collaborano inoltre Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, Fondazione Idea Vita, Fondazione De Agostini e l’Associazione per la Ricerca Sociale (ARS). I podcast sono montati dai registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e musicati dal compositore Massimo Mariani. 

 

I podcast, dicevamo. Sono 31, originali, 21 in italiano e 10 in inglese, che testimoniano storie reali di ordinaria fatica e quotidiana normalità della City e non solo. Un modo per stimolare l’esercizio empatico, uscire dal nostro guscio,  proponendo intenzionalmente anche prospettive e punti di vista disturbanti e sconosciuti. In sostanza, quindi, voi andate lì e trovate queste scatole di scarpe in cartone riciclato di Levi’s, che contengono le scarpe donate dai protagonisti delle storie. Potrete indossare decolleté, sneakers o sandali, e nel mentre ascoltare il racconto in cuffia o tramite il vostro cellulare inquadrando uno specifico QR code sul coperchio.

Un'idea che nasce dalla convizione del filosofo Roman Krznaric, tra i più popolari pensatori britannici del nostro tempo, secondo il quale l’empatia non è una dote innata ma una capacità che può essere sviluppata. Non pensateci troppo perché la fondazione è già inondata di richieste.

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