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Licenziamento via Whatsapp e delocalizzazione: il Governo è al lavoro per una legge che li regolamenti

Osserviamo un minuto di silenzio per la decenza – e l’umanità – che potrebbe andare persa per sempre. Questo perché, se si regolamentassero i licenziamenti viaWhatsapp, non basterebbe il ghosting per evitare l’inevitabile. “Cose dell’altro mondo” direte voi. Invece esistono davvero persone che hanno ricevuto il ben servito con un bip sul cellulare o sono […]

Osserviamo un minuto di silenzio per la decenza – e l’umanità – che potrebbe andare persa per sempre. Questo perché, se si regolamentassero i licenziamenti viaWhatsapp, non basterebbe il ghosting per evitare l’inevitabile. “Cose dell’altro mondo” direte voi. Invece esistono davvero persone che hanno ricevuto il ben servito con un bip sul cellulare o sono state licenziate in tronco assieme ad altri 250 colleghi.

L’etichetta, i contratti di lavoro e il buon senso di ambo le parti scongiurano queste deplorevoli conclusioni del rapporto professionale. L’avvento dell’iconcina verde e del capitalismo sfrenato, però, hanno rimescolato le carte in tavola. Alla luce di questo, il Ministero del lavoro ha deciso di rimboccarsi le maniche per evitare che queste bombe via notifica vengano sganciate impunemente e che se la passino liscia tutte le aziende che hanno sfruttato risorse e territorio italiano per poi migrare all’estero.

Nella bozza del decreto sulle delocalizzazioni, il Ministro del Lavoro Andrea Orlando parla chiaro: bisogna incrementare le leggi che responsabilizzino socialmente le imprese costrette a chiudere i battenti.

La misura non interesserà tutti indistintamente, anzi. Il Ministro ha spiegato che servirà per “[…] contrastare le imprese che fanno attività di carattere esclusivamente speculativo, depauperando un patrimonio industriale che è di tutto il Paese”.

Si proverà così a rendere meno traumatico e gravoso il tutto, sia dal punto di vista umano sia dell’indotto. Il disegno di legge darà un bella botta alle aziende, invitandole ad assumersi le responsabilità inerenti il “Destino dei lavoratori attivando delle politiche attive, mettendo nelle condizioni di scegliere gli ammortizzatori sociali migliori, e mettendo i territori in condizione di cercare altri investitori”.

Nell’ultima bozza del decreto c’è un’ulteriore specifica che si applicherà alle aziende con più di 250 dipendenti, nell’anno precedente alla chiusura, e nel caso del licenziamento di massa di 50 o più risorse. Entriamo più nei dettagli, giusto per dare un taglio all’ansietta che può solo accompagnare questo pezzo.

L’ipotetica chiusura – secondo la misura – dovrà essere comunicata per scritto almeno 90 giorni prima alle principali istituzioni locali, nazionali, ai sindacati aziendali e territoriali. Non c’è dunque pericolo di ricevere un licenziamento via WhatsApp in extremis. Questa regola annullerà sia i licenziamenti collettivi sia quelli per giusta causa comunicati oltre questa finestra temporale.

Come riportaVanityfair.it, le aziende “Dovranno inoltre dettagliare le misure che intendono implementare per salvaguardare i livelli occupazionali, gli incentivi all’uscita e l’eventuale intenzione – e con quali modalità – di cedere tutta o una parte, un ramo tecnicamente, dell’impresa a una cooperativa formata dai lavoratori. Il decreto prevede inoltre il coinvolgimento delle risorse interessate nel programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL)”.

Per i trasgressori e i furbetti dell’ultima ora, sappiate che alcuni partiti spingono in direzione di sanzioni ancora più salate, rispetto a quelle attualmente previste dalla legge 92/2012. Potrebbe essere la fine dei famosi propri comodi, insomma. La cifra verrà discussa nei futuri consigli dei ministri.

Nel mentre, più di qualche AD dormirà sonni poco tranquilli.

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