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Una sfilata in silenzio per rispetto alle tante persone coinvolte nella guerra in Ucraina: Re Giorgio Armani, ancora una volta, ha dato prova di essere davvero un king di umanità e stile.

"La mia decisione di non usare la musica nello show è stata presa in segno di rispetto per le persone coinvolte nella tragedia in corso in Ucraina", ha spiegato una voce in inglese poco prima dell'inizio della sfilata domenica 27 nella sede del marchio in via Borgonuovo a Milano, esprimendo il sentimento dello stilista. Una scelta motivata anche in conferenza stampa al termine dell'evento, quando Armani si è letteralmente commosso spiegando le ragioni di questo cambio di programma dell'ultimo minuto: "Quindi ho pensato che la cosa migliore era dare il segnale che non vogliamo festeggiare, perché c'è qualcosa intorno a noi che ci disturba molto. Così ho detto: non voglio musica, e dietro le ragazze erano emozionate, più che per qualsiasi musica, e i capi ne hanno guadagnato al 100%". Cuoricione.

Non sembrava esserci alternativa possibile, d'altronde, vista anche la presenza nel pubblico di un'ospite davvero speciale, la Senatrice a Vita Liliana Segre.

"L'ho incontrato alla prima della Scala ed è stata molto gentile, credo abbia espresso lei - ha detto Armani - il desiderio di venire a vedere la sfilata, magari avrà riserve su un certo tipo di moda, anche la mia, ma è un grande onore". E ancora: "Le vorrei chiedere tante cose ma credo che non le chiederò niente. Quando vedo un programma sull'Olocausto non resisto, io devo vedere, rendermi conto di cosa devono avere sofferto questi esseri umani: partecipare al loro dolore, anche semplicemente dalla poltrona di casa mia, mi sembra che ne valga la pena".

Giorgio Armani è stato l'unico, nel circo della settimana della moda che si è consumato negli scorsi giorni, a dare un segnale di attenzione verso quello che sta accadendo a pochi chilometri da noi. Sui social e non solo c'è chi ha criticato la mancata presa di posizione di tanti brand, che non solo hanno portato avanti la festa, come nulla fosse, ma non sono riusciti neppure a prendere una posizione contro la Russia, forse vittime - hanno sibilato alcuni osservatori - di un settore, quello del lusso, che proprio dai rubli russi è dipeso finora. Insomma, nessuno ha sgomitato per farsi cattiva pubblicità davanti a una fetta di mercato così importante. Triste ma vero.

E allora il gesto di Re Giorgio, per quanto piccolo, assume ancora più valore: la propria dignità, il valore delle cose che contano, della propria coscienza, non possono essere barattati. Mai. 

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