C'è una categoria (tra le tante) che è stata messa pesantemente in ginocchio dalla pandemia. Quella degli artigiani. E se per caso qualcuno di loro è riuscito a restare a galla, a dare il colpo di grazia sono arrivati i rincari. Il risultato? 2.482 botteghe hanno dovuto abbassare la saracinesca definitivamente. Nel 2021 erano 88.549, contro le 91.031 aperte del 2020. Non bene.
La desolante situazione è stata denunciata dall’Unione artigiani di Milano. "Un altro 9/10% di artigiani prevede di chiudere e nei quartieri si vedrà, sempre di più, una progressiva carenza di servizi, perché ogni chiusura è un servizio in meno e un presidio in meno sul territorio", ha spiegato il segretario generale Marco Accornero. Raga, gli artigiani non sono solo lavoratori creativi che gestiscono piccole imprese, magari in vita da generazioni. Sono pezzi di storia di Milano, testimonianza di mestieri antichi o ancora attualissimi, portati avanti con esperienza e dedizione. E adesso? Che fine faranno elettricisti, sarti, falegnami?
Il boom di chiusure è evidenziato proprio nella City: dal 2020 al 2021 le imprese artigiane segnano un calo del 3,36%, 899 in meno. Non parliamo poi del centro storico, dove gli affitti sono diventati proibitivi: qui siamo passati da 1.704 insegne nel 2020 a 1.668 l'anno dopo. I settori messi meglio rimangono l’edilizia (6.537 imprese) e la cura della persona (2.706). "La pandemia, oltre a mettere in ginocchio le piccole imprese, ha disincentivato nuove aperture, per esempio anche da parte degli immigrati", ha spiegato Accornero.
"È mancato il turnover fisiologico, anche perché i giovani non sono attratti dall’artigianato e così vanno a morire alcuni mestieri, che invece potrebbero garantire un futuro alle nuove generazioni". Già, lavori che nessuno vuole fare più, peccato. Cioè ok il digital, il Metaverso e quelle balle lì, ma vuoi mettere le soddisfazioni di un lavoro manuale, concreto e artistico? Sarebbe bello che anche i Millennial riscoprissero certe perle. Le botteghe milanesi "Resistono nelle vie periferiche, oppure nei mercati coperti dove si supportano a vicenda e migliorano la qualità della vita degli abitanti del quartiere, soprattutto degli anziani". Che poi la pandemia ha fatto il grosso, ma adesso col caro-bollette e il caro-materie prime stiamo davvero raschiando il fondo del barile. Come ha spiegato Accornero gli artigiani "Stanno prendendo provvedimenti da economia di guerra: chi può rinuncia al riscaldamento e lavora imbacuccato, oppure spegne di notte l’insegna o razionalizza l’uso degli impianti". Brutta roba...
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