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Applausi per Nestlé, che ha esteso a 3 mesi il congedo di paternità retribuito

"La misura è indirizzata sia ai padri, per permettere loro di trascorrere più tempo con i loro figli, ma anche alle madri, con l'obiettivo di favorire un migliore bilanciamento dei carichi familiari"

Figa, l’avanguardia. Tocca applaudire un gesto che dovrebbe essere la norma, ma ancora non lo è. Parliamo di congedo di paternità, siete sul pezzo? Vai col briefing: dal 2012 in Italia anche i padri possono richiedere il congedo di paternità, cioè il diritto retribuito di assentarsi dal lavoro per la cura dei figli piccoli. C’è da dire che le richieste sono davvero poche: secondo i dati Inps, solo il 20% negli ultimi sei anni. Probabile che molti ancora non sappiano nemmeno di averne diritto, oppure non ritengano abbia senso sfruttare un aiuto così minimo. I giorni di assenza dal lavoro concessi in Italia a oggi, infatti, sono solo 10. Ovunque eh, tranne per chi lavora alla Nestlé.

L’accordo sindacale sottoscritto da Nestlé e le Organizzazioni Sindacali degli alimentaristi – Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil – permetterà ai lavoratori dell’azienda di avere a disposizione un congedo di paternità retribuito di tre mesi. Nestlé Baby Leave, hanno chiamato questa misura. E figa, questo sì che è un congedo serio. Un aiuto concreto, che permette ai papà di godere dei primi mesi del nuovo arrivato e magari di riflesso alle mamme di avere un supporto per notti difficili, allattamento e tutto il resto. Lo hanno spiegato bene gli stessi boss dell’azienda: “La misura è indirizzata sia ai padri, per permettere loro di trascorrere più tempo con i loro figli, ma anche alle madri, con l’obiettivo di favorire un migliore bilanciamento dei carichi familiari e agevolare le carriere femminili”.

La Nestlé Baby Leave potrà essere fruita dal secondo caregiver in un’unica soluzione entro sei mesi della nascita di un figlio o dell’adozione di un minore, per assicurarsi che i genitori abbiano il giusto tempo per definire una routine di collaborazione e supporto reciproco”. Bello. Con questo intevento l’azienda punta “A scardinare gli stereotipi che considerano, tuttora, la cura del figlio in età neonatale come una responsabilità esclusivamente femminile, offrendo una misura concreta rivolta a valorizzare la genitorialità delle persone, anziché costituire una delle cause del divario di genere nel modo del lavoro”. 92 minuti di applausi.

Per l’intervento, il gruppo ha previsto un investimento da un milione di euro. Ocio che la misura è estesa anche al secondo genitore in caso di coppie omogenitoriali e sarà utilizzabile sia alla nascita di un figlio sia in caso di adozioni entro i primi sei mesi. Che bellezza. “Le iniziative a supporto della genitorialità e dell’abbattimento delle barriere di genere rappresentano da sempre una priorità per Nestlé. Si tratta di due temi assolutamente inscindibili poiché la genitorialità continua a impattare sull’avanzamento di carriera delle donne, rendendo dunque necessario riequilibrare ruoli e compiti nel contesto familiare”, ha commentato Giacomo Piantoni, Direttore Risorse Umane del Gruppo Nestlé in Italia. Oh, un bel cv alla Nestlé lo vogliamo mandare?

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