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Boomer tremate: a scuola i ragazzi impareranno le soft skills (tra cui l’educazione emotiva)

Era passata un po’ in sordina ma noi che siamo più skillati di Kanye sui social, abbiamo comunque intercettato la notizia. Alla Camera è stata presentata una proposta di legge che punta a introdurre nelle scuole italiane di ogni livello le soft skills. Per chi non fosse così multi-tasking da cercare su Google il significato […]

Era passata un po’ in sordina ma noi che siamo più skillati di Kanye sui social, abbiamo comunque intercettato la notizia. Alla Camera è stata presentata una proposta di legge che punta a introdurre nelle scuole italiane di ogni livello le soft skills. Per chi non fosse così multi-tasking da cercare su Google il significato e, in contemporanea, continuare a leggere questo articolo, vi spieghiamo subito di cosa si tratta.

Sono delle competenze utili anche a chi frequenta l’università della vita o quella della strada. Qualche esempio? Problem solving, creatività e intelligenza emotiva, per citarne alcune: quei dettagli di contorno che non fanno cestinare il vostro cv subito, per intenderci.

A partire da settembre, se la proposta dovesse realmente passare, gli istituti potranno aderire alla sperimentazione che avrà durata di 3 anni, al termine della quale si deciderà se farla diventare istituzionale o meno.

Forse è la volta buona per il nostro datato sistema scolastico di rifarsi il look, per così dire, ottenendo innumerevoli effetti positivi, come il miglioramento dell’insegnamento e apprendimento dei ragazzi, collaborazione fra insegnanti, lotta al bullismo, all’abbandono e alla dispersione scolastica (13,5% in italia, tasso superiore alla media dei cugini europei). Si formerebbero studenti cazzuti, pronti ad affrontare consapevolmente il mondo degli adulti e del lavoro.

“La scuola italiana deve aprirsi alle sfide della modernità. Abbiamo un gap formativo in confronto agli altri Paesi europei. La globalizzazione impone sistemi culturali innovativi e flessibili e questa proposta di legge è una grande opportunità per una grande rivoluzione”, ha commentato Vittoria Casa, Presidente della VII Commissione alla Camera (Cultura, Scienza e Istruzione).

Le scuole che vorranno disciularsi partecipando, dovranno presentare un progetto: il primo anno, Indire (ente che si occupa della formazione) istruirà a dovere i docenti; il secondo, invece, si passerà all’azione tra i banchi di scuola.

Attenzione però, non ci sarà da programma l’ora di creatività o chissà che altro. Le life skills non saranno materie di studio ma attitudini che abbracceranno trasversalmente tutte le discipline. Dall’ora di storia a quella di scienze, sarà il consiglio scolastico a decidere in quale modalità e forma introdurre questi nuovi tasselli.

“Le soft skills sono fondamentali per lo sviluppo armonico di bambini, preadolescenti e adolescenti. L’OMS ne indica almeno 10, tra cui, per esempio, la lettura e la gestione delle emozioni, che lavorano sul benessere psico-fisico degli alunni. Si lavorerà sulla flessibilità, sulla consapevolezza di sé, sulla comunicazione efficace, sull’attitudine a risolvere i problemi e tanto, appunto, sulle emozioni. […] Tutto questo porterà a trasformare le conoscenze in competenze. Le life skills e, in particolare l’educazione emotiva, aiuteranno gli adulti del futuro a prendere decisioni consapevoli, ma anche a gestire lo stress e a essere all’altezza delle richieste del mondo del lavoro che chiede sempre maggiore flessibilità”.

Così facendo, l’apprendimento diventerà meno palloso, più attivo e corale, studiato su misura dagli insegnanti per gli alunni. Probabilmente si bigerà meno, ma chi può dirlo.

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