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Annunci di lavoro belli e dove trovarli. A Bologna, per esempio. Se questa ve la siete persa, vi briffiamo al volo. La gelateria San Francesco, nel centro storico di Bologna, ha pubblicato sui social un annuncio di ricerca del personale per il servizio al banco. La gelataia che ha scritto l'annuncio l'ha toccata piano: "Passate in negozio per qualsiasi informazione. Ma ricordate, ai miei tempi prima di chiedere quanto prendo? si faceva una prova e poi si discuteva di soldi. Vi consiglio lo stesso approccio". Figa che peso.

Quindi per la gelataia una persona interessata al lavoro dovrebbe proporsi e iniziare a servire, indipendentemente che lo stipendio sia di 500 o di 1000 euro (per dire). L'indignazione che, sicuro, state provando in questo momento, è quella condivisa un po' da tutto il popolo del web che ha avuto modo di imbattersi nell'annuncio. E si sa come funzionano le cose sui social, no? Uno sdegno comprensibile diventa linciaggio. Qualche simpatico utente ha proposto di andare in gelateria, provare il gelato gratis e tornare a comprarlo magari in un secondo momento se soddisfatti. C'è stato però anche qualche haters vero, che ha iniziato a insultare pesantemente i due titolari, Barbara e Renato, minacciandoli anche di morte. Too much.

"Semplicemente abbiamo deciso di disattivare il profilo Facebook della Cremeria per una decina di giorni, d’accordo con il nostro social media manager", ha raccontato Renato al Resto del Carlino. "È stata una botta non indifferente, continuavamo a ricevere messaggi di scherno e non riusciamo a reggere dal punto di vista emotivo". Tra tanti clienti che si sono dimostrati solidali, i due gelatai si sono scontrati anche con tanta rabbia e cattiveria. "Abbiamo ricevuto quintali di cattiveria gratuita, dovevamo bloccare la viralità di quel post. Abbiamo già chiesto scusa e sicuramente quel post poteva essere scritto meglio, ma è un buon biglietto da visita presentarsi a una grande azienda, faccio un esempio, e al colloquio per prima cosa chiedere dello stipendio? Non abbiamo mai sfruttato nessuno: non è la nostra cultura, non è il nostro stile".

Mah, partiamo dal presupposto che, durante un colloquio, sarebbe cosa buona e giusta che fossero le aziende a indicare lo stipendio, proprio per non costringere il potenziale lavoratore a fare la fatidica (e legittima) domanda. O no? Detto ciò, per carità, degenerare agli insulti anche no. "Non quereleremo nessuno, anche se alcuni lo meriterebbero. Bloccheremo però gli insulti, quello è certo. E da qui non ce ne andiamo di sicuro", ha ribadito Renato. Però lo scazzo ci sta, dai. 'Sta cosa che bisogna rendere grazie in ginocchio per un lavoro, qualsiasi esso sia e con qualsiasi compenso, ha anche un po' rotto le palle. E poi quello della ristorazione e del catering è forse uno dei settori in cui si registra il maggior tasso di sfruttamento... e quindi, anche basta!

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