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Se passeggiando per Milano avete notato strani braccialetti bianchi attaccati ai rami degli alberi, sappiate che non si tratta di una nuova trovata dei giovani innamorati per giurarsi amore eterno. Anche perché quei così non sono braccialetti, ma parassiti. Il nome scientifico è Takahashia japonica e per quanto sembri stiloso, si riferisce a una specie di insetto di origine orientale, appartenente alla famiglia delle Coccidae. Avvistato per la prima volta in Giappone alla fine dell’Ottocento, l'orrido parassita è riuscito ad approdare nella City, dove sta consumando e distruggendo alberi come se non ci fosse un domani. Va che brutto.

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Dal Giappone all'Europa il passo non è stato breve, ma c'è stato. Nel 2017 il Takahashia japonica è stato avvistato for the first time in un parco comunale a Cerro Maggiore e da quel momento ciao, se ne è andato in giro a colonizzare alberi come se fosse a casa sua. Sto parassita. Che poi il Takahashia è pure polifaga, quindi si ciba un po' di tutte le piante senza distinzione. In Lombardia è stato scovato su numerosi alberi tra cui aceri, gelso nero e bianco, bagolaro e liquidambar. Se volete andare a curiosare o magari avete visto il parassita e volete segnalarlo, andate sul sito Partecipami e consultate la mappa, che potete integrare con il vostro avvistamento.

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La mappa di Partecipami

Perché stiamo parlando adesso di questo insetto? Perché è proprio in questo periodo che dà il peggio di sé. Le femmine del parassita, infatti, producono e depositano sui rami i cosiddetti ovisacchi nei mesi di aprile-maggio e tempo qualche settimana taaac, nascono delle neanidi che migrano dai rami alla pagina inferiore delle foglie in prossimità delle nervature, come insegna Wikipedia. Per intervenire in soccorso dell'albero non serve tanto spruzzare prodotti chimici, solo tagliare. Bisogna distruggere la porzione dell'albero interessata dal Takahashia japonica tramite potature fitosanitarie. Per questo è importantissimo intervenire subito, in modo da evitare che l'insetto invada tutta la pianta. Dovesse succedere, saranno i professionisti a valutare, a quel punto, se intervenire utilizzando insetticidi.

Il parassita si nutre sostanzialmente della linfa dell'albero. Più linfa riesce ad estrarre, più grave sarà il danno. Tra gli effetti più evidenti ci sono il disseccamento di foglie e di rami giovani, oltre alla mancata produzione dei frutti. Non benissimo. Oltre alla potatura, un altro aiuto nella lotta al Takahashia, secondo quanto segnalato dall’Ersaf lombardo, ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, sono le coccinelle. Mitiche. Per questo, sulle piante infette, "potrebbe essere utile procedere al rilascio inondativo di specie allevate in biofabbriche per il controllo biologico". Coccinelle Vs. Takahashia, partitone. Oh, se individuate il parassita segnalate eh!

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