Se volete deprimervi un po', eccovi serviti i risultati di uno studio americano riportato dall'Economist e dedicato ad analizzare il tempo che trascorriamo a fare azioni apparentemente banali, tipo correggere gli errori di battitura o cancellare le mail. Per riassumervi un po' il mood finale dell'analisi: l'Economist sostiene che Shakespeare abbia scritto King Lear nel tempo esatto che serve a un impiegato medio per cambiare le dimensioni dei caratteri di un testo durante la sua carriera. Incoraggiante, no?
Un gruppo di studiosi del Maryland e del Delaware Enterprise University Partnership ha condotto un'indagine sull'utilizzo che fanno del tempo ben 5mila impiegati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: un modo per realizzare quante ore e quanti giorni buttiamo via con attività inutili. I risultati sono piuttosto inquietanti, ma utili anche a riflettere sulla qualità del nostro tempo: allora, correggere gli errori di battitura richiede in media 20 minuti al giorno, quindi in 45 anni di carriera sprechiamo ben sei mesi per questo sbattimento. Oh, lo dicono i prof eh. Chiaramente l'analisi si riferisce principalmente ai paesi anglofoni, infatti viene sottolineato quanto sbagliano a scrivere soprattutto le parole thanks (che diventa erroneamente thnaks), the, you e remember. Vabbè, problemi loro. Sicuro anche noi avremo le nostre paroline bastarde con cui fare i conti quindi cambia poco. Alcune di queste parole vengono sbagliate così spesso che possono portare via giornate intere, che roba.
Un'altra attività che fa perdere un botto di tempo è la spremitura delle meningi quando cerchiamo di ricordare le varie password delle caselle di posta o dei social, quando magari vogliamo accedere dal lavoro. Volete sapere quanto tempo passiamo a ricordare le magiche paroline segrete nell'arco di una vita? Circa 145 giorni. L'Economist ci fa sapere che queste sono ore che passiamo per lo più a non fare niente, con gli occhi fissi sullo schermo in attesa di scoprire se la password inserita è corretta, o con lo sguardo perso per aria nel tentativo di avere l'illuminazione mnemonica. Ma ci sono altre azioni più o meno sciocche che ci rubano tempo prezioso: chiudere le finestre di lavoro sul pc, rifiutare le richieste di aggiornamento dei sistemi operativi (eternamente rimandate all'anno del mai). Ma pure scaricare annunci-pop e mettere in pausa la riproduzione automatica di video che partono alla cazzo. Eliminare le mail, per dirne un'altra, richiede circa sei settimane della nostra vita.
E volete sapere poi quanto tempo passiamo a coordinare incontri che poi vengono annullati? Figa, un mese di vita. E quanto tempo buttiamo nel cesso aspettando che una persona in un meeting al pc si accorga di avere il microfono muto? Quindici giorni, che potremmo invece passare (idealmente) in vacanza. E sapete quanto ci mettiamo a scrivere mail che poi restano in bozze? Due giorni. Cioè un weekendino al mare, che spreco. Insomma: quante cose più interessanti avremmo potuto fare nei mesi passati a gestire queste cazzate? Certo, è pur vero che per quanto siano azioni banali, qualcuno dovrà pur farle. A meno che il Musk di turno non si inventi dispositivi ancora più intelligenti in grado di gestire pure queste menate al posto nostro, certo. Ma facilitarci troppo la vita potrebbe renderci, di contro, ancora più rincoglioniti. Insomma, non se ne esce.
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