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lavoro

Il lavoro è uno dei grandi macro temi su cui si danno battaglia i vari partiti, impegnati nel tradizionale balletto della campagna elettorale. "Io farò così", "con noi succederà questo", insomma solite cose. In tutto 'sto macello di idee può capitare di ritrovarsi con una certa confusione, che mette in difficoltà gli elettori in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Cerchiamo allora di fare un punto su ciò che i vari partiti hanno intenzione di fare in merito a lavoro e salari, un bel bigino da consultare per provare ad arrivare all'appuntamento con le urne senza troppi sbattimenti. Allora, intanto va detto che la situazione lavoro in Italia fa abbastanza cagare. Eurostat, l'agenzia statistica dell'Unione europea, ha fatto sapere che il nostro Paese ha chiuso il 2021 al terzo posto nell’UE per tasso di disoccupazione con il 9,5%, dietro solo a Spagna (14,8%) e Grecia (14,7%). Non benissimo.

Se parliamo di salari, poi, altra desolation: dal 1991 la busta paga italiana è aumentata, ma solo dello 0,3%. Una cazzatina insomma, soprattutto se paragonata agli altri paesi europei come Francia e Germania, in cui gli stipendi sono aumentati del 33% in 30 anni. Salari che sono una bella bega soprattutto per i giovani. Secondo Eurostat, i lavoratori fra i 18 e i 24 anni guadagnano in media 15.858 euro. Anche qui, il confronto con Francia e Germania è impietoso visto che le loro medie, rispettivamente, sono di 19.482 e 23.858 euro. E poi oh, tocca parlare pure di smart working, grande protagonista di questi ultimi anni di pandemia. Insomma, che vogliono fare i partiti in merito a queste delicatissime questioni? Scopriamolo. 

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Centrodestra

Il programma del centrodestra non offre moltissimi dettagli in merito a questi temi. Si parla di ridurre i costi del lavoro, sia per i lavoratori che per le aziende. Si vuole incentivare il welfare aziendale, aumentare le tutele per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti ed estendere la possibilità di utilizzo dei voucher lavoro. Attention al contrasto del lavoro irregolare attraverso misure che favoriscano la sicurezza sul lavoro. Si parla anche di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under 35, e i disabili e di incentivare le assunzioni nelle zone svantaggiate. Si propone inoltre di eliminare il Reddito di Cittadinanza con "misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro". La Lega, nel suo programma, propone anche l’introduzione del reato di sfruttamento per chi utilizza lavoratori in nero, l’estensione dell’età anagrafica del contratto di apprendistato fino a 35 anni e una tassazione Irpef fissa al 5% per i primi tre anni di assunzione a tempo indeterminato. Tutto chiaro. Per quanto riguarda il lavoro agile, nel programma della Lega si parla di "modernizzare l'organizzazione del lavoro, implementando tecnologie digitali e nuovi modelli di lavoro flessibile, lavoro agile e smart working".

Partito Democratico

Il lavoro è al centro del "secondo pilastro" del partito. Si propone di introdurre un salario minimo, che dovrebbe essere di circa 9 euro lordi orari. Per scoraggiare la precarietà si punta a un taglio totale dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato degli under 35. Zac e via. Nel programma anche l’obbligo di retribuire gli stage curricurali ed eliminare quelli extra-curriculari oltre i 12 mesi dal termine degli studi (che sanno più che altro di grandi furbate). Attenzione al rafforzamento dei controlli sul lavoro nero e alla parità nei congedi parentali. Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, l'idea è quello di ricalibrarlo per non penalizzare le famiglie numerose, che in effetti al momento ricevono pochi euro in più dei single. Letta e i suoi puntano poi a creare 500mila posti di lavoro con gli investimenti nelle rinnovabili. Per quanto riguarda il lavoro agile, il PD indica nel suo programma la "promozione dello smart working, anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati".

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Movimento 5 Stelle

Anche il Movimento propone il salario minimo a 9 euro lordi l'ora e ci tiene a ridurre i divari tra le diverse categorie di lavoratori. Si punta poi a contrastare il precariato anche attraverso l’abolizione di stage e tirocini gratuiti e l'agevolazione di contratti a tempo indeterminato, questi sconosciuti. Sempre a questo proposito, si propone un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del tirocinio a fini pensionistici. Attenzione anche a parità salariale e congedi parentali. Viene mantenuto e rafforzato il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento guidato da Giuseppe Conte, e si propone inoltre la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nei settori a più alta intensità tecnologica. Il programma parla inoltre di un nuovo statuto dei lavori "per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e le stesse tutele". Previsti anche sgravi per chi assume donne disoccupate e in gravidanza. Non si parla, invece, di smart working.

Azione e Italia Viva

Il Terzo Polo, nato dalla combo dei partiti guidati da Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione), propone di introdurre un salario minimo attraverso "una serie di azioni condivise con le parti sociali". Tra queste azioni, una legge che per combattere i contratti pirata, la detassazione dei premi di produttività, supporti alle imprese che investono nella riqualificazione della propria forza lavoro e la semplificazione della burocrazia legata al lavoro, da sempre pallino del Renzi. Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, Renzi e Calenda vorrebbero rimetterci le mani, ad esempio eliminando il sussidio dopo il primo no di un’offerta di lavoro (adesso invece viene cancellato al secondo rifiuto). Sempre in merito al RdC, il Terzo Polo propone un limite di due anni per trovare un’occupazione, dopo il quale l’assegno viene ridotto di almeno un terzo. Un modo per scoraggiare i furbetti. Grande attenzione allo smart working, visto che Italia Viva e Azione vogliono "rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili: in particolare, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità". Il lavoro agile, si legge nel programma, "da eccezione deve diventare strumento strutturale".

Verdi e Sinistra Italiana

I due partiti guidati rispettivamente da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno evidentemente dato un occhio a tutti i nostri articoli dedicati alla settimana corta. E infatti nei loro programmi spicca la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: si vuole istituire un fondo per stimolare le imprese a sperimentare giornate e settimane di lavoro più brevi senza ovviamente toccare il cash mensile. Anche qui si parla di salario minimo, non di 9 ma di 10 euro all’ora. Per affrontare la piaga del precariato, Verdi e Sinistra Italiana propongono di rendere i contratti a tempo determinato più complicati da stipulare, così i datori si rompono le balle e per sfinimento ti piazzano lì il contrattino indeterminato. Per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, invece, i due partiti vogliono mettere in piedi un sistema che aumenti automaticamente i salari dei lavoratori in base alla crescita dell’inflazione. Anche la combo di questi due partiti propone un rinforzamento dello smart working.

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Più Europa

Il partito guidato da Emma Bonino mette il lavoro al primo posto del programma, per creare un mondo "che sappia riconoscere e valorizzare i talenti". Attenzione anche alla decontribuzione per i giovani neoassunti fino ai 35 anni; introduzione del salario minimo mobile, definito in accordo tra le parti sociali e sulla base dei settori produttivi; previdenza integrativa a favore dei giovani neoassunti fino a 35 anni. L'idea è anche quella di introdurre voucher formazione-lavoro che si possano spendere per corsi di formazione certificati, e in generale si vuole incoraggiare l'aumento di percorsi di formazione in azienda. In merito allo smart working, si propone di potenziarlo, e anche di introdurre un regime unico di ammortizzatori sociali che non faccia più distinzioni tra dipendenti, autonomi e imprenditori. E il Reddito di Cittadinanza? Sul programma si legge l'intenzione di andare "nella direzione indicata dal governo Draghi". Ok.

Possibile

Il partito di Giuseppe Civati vuole abolire i tirocini non retribuiti per i giovani e fare brutto contro il lavoro nero. Nel programma ci sono due punti particolarmente sentiti: il potenziamento dello smart working, considerato il futuro del mondo del lavoro, su cui investire e da regolamentare; attenzione anche alla sicurezza sul lavoro, attraverso maggiori ispezioni sui luoghi di lavoro che possano evitare incidenti.

Unione popolare

La lista dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris si propone come la nuova sinistra e dimostra subito attenzione per il lavoro intitolando il primo capitolo del proprio programma Ricompensare e rispettare il lavoro. Ottimo. Tra le idee in ballo riportiamo l’introduzione del salario minimo legale a 10 euro lordi l’ora, l’abolizione del Jobs Act, l’assunzione di 10mila ispettori sul lavoro per effettuare controlli che incoraggino maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Si propone anche di assumere un milione di persone nel pubblico impiego, soprattutto nella scuola e nella sanità.

Oh, sembra tutto molto bello ma va detto che, in generale, non viene spiegato con chiarezza dove trovare i fondi per finanziare le misure proposte. In ogni caso, noi il bigino ve lo abbiamo piazzato. Avete le idee più chiare adesso?

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