Si sa ormai, la tiritera è sempre la stessa: il Covid ha fatto riscoprire alla maggior parte di noi l’importanza di dedicare tempo a sé stessi, alle proprie passioni, alla propria famiglia e al proprio benessere. Insomma, basta con l’idea di ammazzarsi di lavoro ogni giorno per portare a casa due spicci.
Questo nuovo modo di pensare ha dato vita a diversi fenomeni che, in comune, hanno proprio il rifiuto generale verso una vita dedicata solamente al lavoro. Quello più famoso, probabilmente, è la Great Resignation, le Grandi Dimissioni, i licenziamenti di massa osservati negli USA post-Covid, dove la gente ha capito che forse lavorare come dannati non è il massimo della vita. L’idea è una: rimettere al centro sé stessi.
E a tal proposito c’è da registrare un nuovo fenomeno, la cui definizione stavolta arriva nientepopodimeno che da TikTok, social simbolo della voglia delle nuove generazioni di trovare altri modi di portare a casa la pagnotta. In particolare, il Quiet Quitting – così si dice, non prendetevela con noi – sta spopolando tra gli utenti del Regno Unito.
In cosa consiste? È presto detto: minore attaccamento al lavoro, una gestione individuale più flessibile dello stesso e il rifiuto di sottostare alla cultura iperlavorista. In generale, i dipendenti sono disposti a svolgere solo lo stretto indispensabile, rifiutando straordinari, progetti extra e sbatti ulteriori, magari nemmeno retribuiti. Il proposito dei portavoce del movimento è dedicare maggiori attenzioni alla propria salute mentale e al bilanciamento tra lavoro e vita personale. D’altronde, come si può evincere da recenti ricerche tipo lo State of the global workspace 2022, in Europa solo il 14% dei lavoratori è davvero coinvolto in quello che fa. Un po’ pochino: numeri che quindi spiegano abbondantemente questi fenomeni. Raga, la pandemia ha cambiato la relazione tra le persone e il loro lavoro: così è.
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