Raga, ci siamo. Con settembre arriva puntualissimo anche il tanto temuto step del cambio dell'armadio. Via costumi, canotte e infradito, spazio a giacche e maglioncini. Che sbatti però, no? Chi c'ha voglia di mettersi lì a togliere tutto e rimettere tutto? Chi c'ha voglia di ripescare la roba autunno/inverno dagli scatoloni? Nessuno, però tocca farlo. Anche perché poi, quando si mette tutto in ordine e ai nostri occhi stanze e camere appaiono pulite e ordinate, ci sentiamo subito meglio. Oh, lo dice l'antica arte cinese del Feng Shui, che vede nel decluttering una delle sue azioni più significative. Ok, ma cusa l'è il decluttering, per la precisione? E perché dobbiamo smazzarcelo? Visto che, in effetti, noi non lo sappiamo, abbiamo chiesto lumi a Daniela Faggion, giornalista, professional organizer e autrice del manuale di organizzazione Tutto a posto!: una sorta di MarieKondo della Bassa, ma molto, molto meno zen e decisamente più pratica.
Settembre è il mese della ripartenza, ecco perché un po' di sano decluttering ci sta tutto. Però onestamente... che minchia è il decluttering e come si pronuncia?!
Si dice declatterin’ e significa togliere l’immondizia. Si fa sbarazzandosi di tutto quello che non ci serve ma che ci ostiniamo a conservare, oppure di tutto ciò di cui non sappiamo bene che fare ma appoggiamo lì, in attesa di una collocazione o di un utilizzo che non arriva mai.
Pare che sbarazzarsi delle robe inutili faccia bene all'umore. Confermi?
Fa bene all’umore e fa bene all’amore, soprattutto da quando le nostre vite e le nostre case sono divenute più fluide a livello di tempo e di spazio. Una volta si usciva la mattina, si rientrava la sera, genitori al lavoro e giovani a scuola o all’università. Negli ultimi anni abbiamo sperimentato sport estremi come smartworking e dad insieme, quarantene e spazi condivisi h24, 7/7. Roba che ci ha segnato, ma che ci ha anche insegnato: che quando il gioco si fa duro e lo spazio si riduce, è meglio non passare ore a cercare cose dentro a mucchietti pericolanti di altre cose in giro per casa. Soprattutto, è meglio non essere il responsabile di quei mucchietti!
Figa, davvero. E quindi dicci, qual è il primissimo step per un buon decluttering?
Innanzitutto, essere consapevoli che servono tempo e allenamento, perché si tratta di prendere decisioni su tutto, dal giochino dell’ovetto di cioccolato all’archivio dei documenti, dalla collezione di bottiglie di birra impolverate alle carte per la dichiarazione dei redditi, arrivando a cantina, garage e solai dove tipicamente si stivano tutte le nostre indecisioni. È inutile pensare di fare tutto in un giorno o in una settimana, perché è un po’ come quando si inizia la dieta o la palestra: un avvio strong diventa al 99% un fallimento; cominciate togliendo mezzo cucchiaino di zucchero dal caffè e facendo 10 saltelli con la corda con costanza e determinazione e pian piano sarete invogliati a fare sempre meglio, perché non vi verrà il fiatone.
Poche ciance. Che cosa dobbiamo fare concretamente?
1. Liberiamo il maggior numero di superfici orizzontali: tavoli, scrivanie, piani di lavoro in cucina, lavandini del bagno. Spolveriamo, lucidiamo e troviamo una diversa collocazione per le cose che non abitano lì. Ad esempio: apriamo le buste sigillate e cataloghiamo il contenuto. Non abbiamo ancora un catalogo? Facciamo una pila di fogli per le bollette, una pila per la banca, buttiamo tutto il resto. Così si comincia ad allenare il senso critico, la capacità di catalogare e l’abilità di decidere che cosa ci serve veramente… e l’ambiente attorno a noi comincia subito a essere più luminoso e pulito.
2. Passiamo agli spazi chiusi piccoli, come i cassetti, e decidiamo a che cosa adibirli. Li svuotiamo e suddividiamo oggetti con analoghe funzioni: scopriremo di avere 4 o 5 paia di forbici, 8 caricabatterie, 15 cavetti USB di cui solo 3 funzionanti… Non preoccupatevi di avere dei contenitori fighissimi: bastano anche solo affiancare coperchi di scatole girati, in modo da mantenere nello stesso cassetto - ad esempio - le biro, la cancelleria, i piccoli attrezzi della scrivania e la piccola tecnologia informatica.
3. Passiamo agli spazi chiusi via via più grandi: armadi, ripostigli, stanze, cantine... Per gli spazi più impegnativi, mettiamo in conto più tempo ma diamoci comunque un tempo, perché via via si perde voglia e lucidità. Bisogna mantenere la centratura di un monaco buddista per non raccontarsela (“Potrebbe servirmi”… ma casualmente non è servito mai) e la spietatezza di un cecchino nel togliere di mezzo. Che non vuol dire per forza buttare, ma anche rivendere o regalare.
Ok dai, possiamo farcela. Concentriamoci ora sull'armadio, che poi è il protagonista del famoso cambio di questo periodo.
In questo momento dell’anno io propongo di sfruttare il tandem rientro dalle vacanze – cambioarmadio. Quando torniamo dalle ferie, alcuni punti dell’armadio sono già mezzi vuoti. Prima di riporre i vestiti puliti, svuotiamo anche l’altra metà, poi anche qui puliamo e suddividiamo: magliette e camicie (i malati come me le dispongono appese in ordine di gradazione), gonne e pantaloni, capi spalla e borse e altri complementi: cravatte, foulard… In questa operazione, non rimettiamo dentro tutto, ma solo le cose che abbiamo effettivamente usato durante l’estate in corso. Quanto è pieno l’armadio a questo punto? Di solito la metà (della metà). E tutto il resto? È frutto del famoso mantra delle nostre mamme: "Tienilo, non si sa mai"… ma adesso lo sappiamo: non lo abbiamo usato, nemmeno negli ultimi mesi! Una volta che avremo fatto questo bell’esercizio, arriverà il momento del cambio armadio e saremo già pronti.
Si ma come facciamo a lasciare andare capi, accessori e cazzatine varie che magari sono lì da anni senza uno scopo, ma che non si sa perché non ci decidiamo a buttare o vendere o regalare?
Tipicamente si conserva roba vecchia che non usiamo per tre motivi: a. speriamo di dimagrire e rientrarci; b. aspettiamo che torni di moda; c. non ci ricordiamo di averla perché è finita dietro tutto.
Capi A. Quanto tempo ci servirà per rientrarci? Più di due taglie? Se abbiamo più di 30 anni mettiamolo subito su Marketplace, Vinted, Greenchic o chi volete. Immediatamente.
Capi B. Ammesso che ciò accada, saremo in grado di ri-abbinarli? O ci faranno sembrare scappati dagli anni 80 a bordo di una DeLorean.
Capi C. Se rientrano nella categoria A o nella categoria B, procediamo di conseguenza. Se ci vanno bene appendiamoli finalmente al loro posto e usiamoli. È il tipico caso di shopping nel proprio armadio! Anche per questo, nel nostro periodo di decluttering, non dobbiamo comprare nulla, tantomeno in saldo.
E una volta più leggeri, come procediamo? Ci dai qualche dritta per riempire nuovamente l'armadio ma in maniera più efficace?
Rispondere in generale è rischioso: di solito preferisco dare consigli di fronte allo spazio a disposizione: dal monolocale al sette locali con tre cabine armadio ce ne passa… Io sono una fan delle scatole trasparenti, perché nel mio armadio funzionano bene, ma è bene mettere sempre una bella etichetta di lato e ovviamente organizzare il contenuto in maniera coerente, per categorie. Vi ho raccontato degli abiti suddivisi per tipo, ma c’è chi preferisce avere già gli abbinamenti pronti. Questa parte è più soggettiva (e anche per questo organizzazione e ordine non sono la stessa cosa): certo, il lavoro preparatorio da fare è sempre lo stesso.
Al di là dell'armadio, l'Imbruttito in smart working deve sicuro dare una sistematina anche alla scrivania. Consigli?
Primo consiglio: conservare la carta e le carte in verticale, con quadernoni e carpette. Secondo: pulire e mantenere pulito. Infine: trascorrere del tempo alla scrivania, in modo da essere incentivati a mantenerla accessibile e non trasformarla in un deposito.
Ok dai, grazie Dani! Raga, ora dovremmo essere belli pronti: ci diamo dentro?
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