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Qual è lo stipendio perfetto per essere felici? Lo dice la scienza

Per essere felici occorre sul serio fatturare come dei caimani? Autorevoli studi sostengono, al contrario, che i redditi non devono superare una certa soglia per non sclerare.

Che busta paga ha la felicità?

Stabilire a quanto ammonti lo stipendio ideale è uno dei più grandi dilemmi dell’umanità

Sarà per questo che orde di scienziati si sono date da fare per tirare fuori il numerello magico in grado di far svoltare le nostre esistenze

Girovagando in rete ci si può imbattere in decine di articoli che trattano l’argomento, citando tra le fonti atenei e centri studi più o meno accreditati in giro per il Mondo. Le cifre oscillano: circa 80k euro per il Dipartimento di Scienze Psicologiche della Purdue University (Usa), che però ci fa sapere che basterebbero anche 48-60k per essere soddisfatti emotivamente. In passato l’Università di Princeton aveva fissato il tetto massimo a 65k, come anche l’Università di San Diego, mentre il Marist Institute for Public Opinion (New York) era sceso a 50k. Se lo si guarda da un’altra prospettiva, altri studi hanno stabilito che lo stipendio medio dei paesi più felici del mondo è pari a 70k.

In Italia, secondo una ricerca del 2018 dell’Istat, la retribuzione media annua ammonta a circa 35k. Quindi, anche se in questi ultimi anni è arrivato qualche ritocco, si capisce perchè in giro si respira aria da sbatti pesante: siamo anni luce distanti dalla soglia della felicità.

Qualcuno potrebbe legittimamente obiettare che è una media del piffero (dei polli di Trilussa, direbbero quelli studiati). Dietro a quei 35k ci può essere gente che fattura come i caimani e molti altri poverissimi. Quelli con il SUV 4000 diesel che smadonnano contro chi gira sul monopattino comprato con il bonus, in pratica.

Osservazione corretta che fa scendere la felicità anche sotto le suole delle Hogan dei più ricchi. Le disuguaglianze implicano che nessuna delle due categorie in cui tende a polarizzarsi la società moderna – i barboni e i ganassa, li chiameremo in questo modo per rendere bene il concetto – se la passi poi così bene.

La scienza ci viene in soccorso anche qui mediante il paradosso della felicità teorizzato da Richard Easterlin, udite udite, nel 1947. In pratica questo prof. di Economia dell’Uni della California meridionale, nel Dopoguerra già sosteneva che i soldi producono felicità, ma solo fino a un limite preciso, superato il quale il livello di benessere emotivo si riduce inesorabilmente

Per farla breve, i barboni sono in sbatti e i ganassa sono in sclero. In mezzo ormai stanno in pochi e quindi la società del terzo millennio è profondamente infelice, in tutte le sue componenti. Che bel quadretto…

E a Milano?

Dati precisi non siamo riusciti a trovarli. Una cosa è certa: per campare bene nel capoluogo lombardo un po’ di cash ci vuole, sicuramente più che in altre parti d’Italia. Basta guardare ai costi degli immobili, degli affitti, o semplicemente di una cena fuori, anche senza voler esagerare, per capire che con redditi bassi si fatica parecchio in città. D’altronde vale sempre il detto, se i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria…

Dall’altro lato, guardandoci attorno siamo certi che il paradosso della felicità colpisca duro anche dentro la Cerchia dei Bastioni. Inutile fatturare a mille se poi non si ha il tempo di goderseli, finendo per sperperare la propria ricchezza in gratificazioni costose e senza particolare senso. Nell’attesa di dilapidarle in spese mediche o assicurazioni su qualsiasi cosa, per paura di essere derubati. Certo, meglio questi problemi rispetto a non poter mettere insieme il pranzo con la cena…

Ergo, anche a Milano esisterà un numerello magico capace di trasformare la sbattella in good vibes. Nelle facoltà di Economia qualcuno starà cercando di calcolare con metodo rigoroso e scientifico lo stipendio ideale meneghino.

Nell’attesa ci rivolgiamo a voi. Imbruttiti, quanto vorreste guadagnare per essere felici?

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