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Avete un collega “tossico”? Ecco 6 dritte per tenerlo a bada

C'è quello che non fa squadra, quello che passa il tempo a lamentarsi, quello che se la crede, o magari lo zerbino che non prende mai posizione. La domanda è solo una: come evitare che un collega tossico ci rovini la vita in office?

Domanda: al lavoro c’è un collega che potreste definire tossico? Se avete qualche dubbio, vi invitiamo a leggere un nostro pezzo di qualche tempo fa, in cui vi spiegavamo proprio come distinguere un collega tossico. Una volta che lo avete individuato, urge correre ai ripari. Queste persone, infatti, sono in grado di influenzare con la loro negatività tutti coloro che li circondano e possono creare disagi, insicurezze, ansie e sbattimenti vari sul luogo di lavoro. C’è quello che non fa squadra, quello che passa il tempo a lamentarsi, quello che se la crede, o magari lo zerbino che non prende mai posizione. La domanda è solo una: come evitare che un collega tossico ci rovini il mood?

Interessante, in tal senso, l’approfondimento sul tema di GQ, che ha chiesto a Mehek Rohira, psicoterapeuta di The Mood Space, alcuni consigli per gestire al meglio un collega insopportabile. Prima di tutto, marcare il territorio. Sottolineare il proprio spazio e limitarlo il più possibile da interferenze nocive. Bisogna sapere esattamente cosa ci sta bene e cosa no, quindi non dobbiamo avere timore di rifiutare un incontro, uno scambio o un’uscita post lavoro se non ci va. Se possibile, rispondiamo no alla proposta di occuparci di un progetto insieme a lui o lei se questo rischia di danneggiare noi e il lavoro. Conclusione: a ognuno il suo spazio, meglio se ad anni luce di distanza. 

Secondo consiglio della doc: dosare bene gli scazzi. Quando il nostro livello di sopportazione arriva al limite, è possibile che il nostro atteggiamento nei confronti del collega si trasformi in una battaglia costante. Ecco, anche meno. Cerchiamo di valutare bene per cosa vale davvero la pena scoglionarsi, e cosa invece possiamo tralasciare per il benessere nostro e dell’ambiente di lavoro. Oh, che non vuol dire sopportare eh! Ma semplicemente rendersi conto che – magari – non tutto merita davvero il nostro livore.

Il terzo punto ribalta un po’ i primi due. E cioè: quando la situazione arriva davvero al limite, non abbiate paura di reagire. Cioè raga, sta un po’ al vostro buonsenso. Se per il vostro collega tossico le prime due dritte funzionano, top. Se invece il vostro compagno di lavoro è talmente insostenibile da rovinarvi le giornate, allora prendete posizione con fermezza. Se sentite che i limiti sono stati superati, allora parlatene prima di tutto con qualcuno. Tipo con gli altri colleghi, che magari condividono il vostro disagio. Il confronto può essere utile per trovare una soluzione comune, magari persino una facile facile alla quale non avevate pensato.

Quarto consiglio: non vendicatevi. Non siamo in GOT, e nemmeno in Revenge o V per Vendetta. Capiamo bene che ci sono momenti in cui siamo talmente pienih che l’unica soluzione possibile sembra occhio per occhio, ma onestamente sarebbe un po’ una cazzata. Finirete per trovarvi in una spirale senza fine di astio e rancore, e andare al lavoro diventerà una tortura. Come dicevamo, se il limite viene superato tornate al punto tre e provate a risolverla con il dialogo e la diplomazia. Se invece la situazione è davvero insostenibile…

parlatene col capo. Andare da un responsabile è una delle ultime carte da giocare, ma in alcuni casi potrebbero non esserci alternative. Se il collega è davvero problematico, fatevi una chiacchiera con un responsabile o direttamente con il boss. Non farete la figura dello spione, non temete; anzi, assumerete il ruolo del portavoce di un disagio e dimostrerete spirito costruttivo e non distruttivo. Oh, a mali estremi…

Ultimissima soluzione: valutate di parlarne direttamente col collega. Magari alla fine fare un discorsetto col diretto interessato potrebbe a sorpresa svoltarvi la situa. È possibile che lui o lei non si sia mai reso conto di provocare disagio, di mettervi in difficoltà. Un confronto sano, pacifico e costruttivo potrebbe davvero essere la chiave di una convivenza felice in office. E oh, magari anche fuori!

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