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Ci eravamo lasciati con lo sfogo di ClioMakeUp, ricordate? In un video postato su Instagram l'imprenditrice e influencer si era lamentata della spietata competizione presente nel mondo social, specialmente nel suo settore, beauty e make-up. Un mondo di squali, l'aveva definito la Clio, tanto da aver rinunciato a fare recensioni negative di prodotti (cosa che invece in passato faceva spesso, per consigliare o sconsigliare i suoi follower) per paura delle reazioni. Ma mentre un'ondata di solidarietà accoglieva lo sfogo della make-up artist, dall'altra parte del mondo stava iniziando a farsi largo un nuovo trend totalmente in contrapposizione con questo mood auto-limitante: il deinfluencing. Vi briffiamo, che l'argomento gira e sicuro vi tireranno in mezzo colleghi e amici.

Come accade sempre, quando una moda arriva all'esasperazione, scatta il ribaltone. Ed ecco che in un mondo di influencer patinati che consigliano, straconsigliano, consigliano vivissimamente un fondotinta-rossetto-ombretto al grido di "me l'avete chiesto in tantissimi!", un nuovo esercito di personaggi social ha cominciato invece a deinfluenzare, cioè a parlare sì dei prodotti, ma male. Il trend, che su TikTok ha raggiunto quasi 300 milioni di visualizzazioni grazie all'omonimo hastag, è partito dagli States, quindi asap arriverà anche da noi. Questi creator, in sostanza, sconsigliano alcuni prodotti al loro pubblico, o perché scadenti o perché troppo costosi.

Il deinfluencing riguarda soprattutto i settori beauty e skincare, tra i più saturi di consigli, spesso non richiesti e nemmeno troppo onesti. I cosiddetti deinfluencer recensiscono i prodotti da loro testati, e spesso ne sottolineano difetti e limiti. C'è anche chi suggerisce alternative migliori e più economiche, e chi si fa paladino della lotta al consumismo. Della serie: abbiamo davvero bisogno di questo ennesimo rossetto rosso, la cui sfumatura però è leggerissimamente più aranciata e opaca degli altri 50 che abbiamo a casa? La risposta già ce l'avete.

Tra le deinfluencer più note tale Alyssa Stephanie, che nei suoi video spesso critica un prodotto del quale poi offre un'alternativa a suo dire migliore; stessa cosa fa Valeria Fride, che prova alcuni prodotti particolarmente noti e di successo sui social e poi li smonta, suggerendo un altro brand migliore o più economico. Ora, indubbiamente siamo abbastanza pieni di influencer e pseudo tali con i loro consigli per gli acquisti, che ormai sono quasi sempre sponsorizzazioni (ad) e quindi non così credibili. Il deinfluencing, però, non è niente di nuovo, ma semplicemente un ritorno alle origini. Anzi, diventando moda, sta semplicemente seguendo il prevedibile percorso che porterà i tanto apprezzati deinfluencer a sponsorizzare i prodotti in cui credono, e poi quando arriveranno abbastanza in alto, smetteranno di fare recensioni negative perché - si sa - questo è un mondo pieno di squali. Una storia già sentita, no?

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