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Chi ha paura dell’intelligenza artificiale sul lavoro? Spoiler: almeno la metà di voi

Da un sondaggio IPSOS per Kelly è emerso che la metà degli italiani è in sbatti per l'impatto che l'AI avrà sulla sua vita lavorativa, dalla riduzione dello stipendio all'aumento delle ore di lavoro. Ma anche il rischio di isolamento dai colleghi.

Pensate un attimo al vostro lavoro. Secondo voi – in futuro – potrebbe svolgerlo un robot? Un computer? Per dirla meglio: la vostra professione potrebbe sostituirvi con l’intelligenza artificiale? Me lo chiedo anche io, spesso, anche se probabilmente la questione non riguarderà direttamente la sottoscritta ma le generazioni successive alla mia. Questi articoli li potrà scrivere direttamente il computer, magari educato in principio con un mix di ironia e sano cazzeggio? Why not, possibilissimo. Ormai sappiamo bene che persino la creatività e l’arte stanno cominciando ad avere una produzione off human, per quanto ancora ibrida e imperfetta. Ma se pensiamo a quanti cambiamenti sono avvenuti in pochissimo tempo, non è difficile immaginare che tra pochi anni l’AI verrà perfezionata ulteriormente, sempre di più, fino ad essere in grado di sostituire l’uomo in molte mansioni che ancora oggi sono sotto il suo monopolio.

Inevitabilmente, ogni volta che penso alla questione, mi viene in mente Origin di Dan Brown. L’avete letto? Ecco, se poco poco vi piace il genere, leggetelo. Anche solo per rimuginare un po’ sulle questioni (romanzate, ma neanche poi così tanto) legate all’ipotesi di un futuro popolato da una nuova specie, metà uomo metà macchina. Senza avventurarci troppo in là con la fantasia, attirando il sempre reattivo popolo di cospiratori, è interessante chiederci, oggi: chi ha paura dell’intelligenza artificiale? A maggio 2023 Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il “padrino dell’Intelligenza artificiale” ha lasciato il suo ruolo in Google e ha cominciato a sputare sul piatto dove aveva cucinato per anni. 

“Me ne sono andato per poter parlare dei suoi pericoli – ha fatto sapere in un tweet – Google ha agito in modo molto responsabile. In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha, e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento non è così buono, ma fa già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene“, ha spiegato alla Bbc. E grazie al caz…

E allora, rifaccio la domanda. Chi di voi ha paura dell’AI? Se avete detto “Io no”, qualcun altro avrà comunque detto di sì, perché stando ad un sondaggio IPSOS per una ricerca commissionata da Kelly, società internazionale di head hunting, la metà degli italiani è piuttosto in sbatti per l’impatto che l’intelligenza artificiale sta avendo e avrà sulla sua vita lavorativa. Dall’indagine (effettuata su un campione di mille italiani maggiori di 16 anni) emerge un bel 53% di italiani preoccupati che l’Intelligenza Artificiale possa influire sugli stipendi, visto che potrebbe essere in grado di ridurre le ore lavorate con una conseguente diminuzione del cash a fine mese; c’è però anche una quota simile di che prevede e teme, a parità di retribuzione, un aumento delle ore di lavoro – a causa della necessità di supervisionare le attività svolte dall’AI.

“Proprio sui questo delicato argomento, ovvero il compenso dei lavoratori – ha commentato Cristian Sala, country manager di Kellly Italia – risulta evidente dalla ricerca come per quasi 7 italiani su 10 l’AI creerà un ancora maggiore frattura retributiva, andando così ad acuire le disuguaglianze già presenti. In particolare, osserviamo come il livello di scolarità, più o meno elevato, farà da spartiacque nelle retribuzioni, più che l’età, il genere o la collocazione geografica. Il 60% di coloro che sono convinti che l’AI porterà a un aumento delle disparità tra stipendi prefigura che questa differenza si manifesterà proprio tra persone più o meno istruite.” Ma non solo: il 68% degli intervistati è molto/abbastanza d’accordo con il fatto che l’AI causerà una riduzione del personale nelle aziende, mentre il 55% crede che si arriverà addirittura alla chiusura di molte attività e che a beneficiare dell’AI saranno soprattutto le aziende più grandi e strutturate, a discapito di quelle più piccole (71%).

Va detto, però, che qualche pensiero positivo comunque c’è. Il il 63% ritiene che l’AI porterà allo sviluppo di nuove professioni e professionalità, che dovranno fare da baby sitter alla stessa AI. Il 71% è convinto che ci sarà più tempo da dedicare alle mansioni complesse, mentre le attività più ripetitive potranno essere gestite tramite l’Intelligenza Artificiale, che si smazzerà quindi il lavoro sporco. Il 65% si immagina in futuro più efficienza e produttività mentre il 61% è convinto che l’intelligenza artificiale porterà maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose. Infine, il 73% degli italiani intervistati, crede che le aziende dovranno per forza provvedere a una adeguata formazione dei dipendenti. Ci sta.

Siamo invece un bel po’ confusi per quanto riguarda la vita sociale. Da un lato, 4 italiani su 10 credono che l’Intelligenza Artificiale porterà ad un maggiore isolamento dai colleghi, visto ché non ci sarà più bisogno del confronto umano. Una quota simile, invece, ritiene che l’AI potrà essere d’aiuto nel connettere persone che parlano lingue diverse, così come chi lavora in diverse sedi/uffici. Insomma, confusione, speranza e sbattimento.

Voi che futuro vi aspettate?

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