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Apperò. Sono 17mila gli insegnanti operativi in Lombardia che hanno chiesto il trasferimento in altre regioni. Non pochissimi eh. A dircelo, un'analisi del Corriere, secondo il quale di questi uno su tre vuole tornarsene in Sicilia (ben 5.903 domande). Ma ce ne sono anche un botto che vogliono fare i bagagli per Campania, Calabria e Puglia. Il problema, per loro, è che non tutti avranno il via libera per back home: solo un terzo dei docenti, infatti, ha ottenuto risposta positiva dal Miur e, nel 70% dei casi, si tratta solo di spostamenti fra province lombarde. Che situazione.

In totale sono quindi solo 1.711 gli insegnanti che effettivamente lasceranno la Lombardia, dei 17mila che vorrebbero andarsene. E - stando a quanto riportato dall'analisi - solo poco più di mille riusciranno a tornare al Sud: 562 in Sicilia, 209 in Calabria, 208 in Campania, 206 in Puglia. Si parla tanto di studenti fuorisede e precari, ma anche per gli insegnanti di ruolo è uno sbatti vivere in Lombardia, soprattutto a Milano. "Io e mia moglie Marina insegniamo italiano, da 10 anni. Io sono originario di Potenza, ma ci trasferiamo nella città di mia moglie, Crotone. Io sono di ruolo, lei precaria. Fare l’insegnante è sempre stato il mio sogno e ho voglia di portare il mio contributo nella mia terra d’origine. Milano offre moltissimo, ma sulla bilancia hanno pesato il caro affitti e l’inquinamento. In Calabria abbiamo una casa di proprietà, nostro figlio crescerà vicino al mare" ha raccontato al Corriere Carlo Scavone, insegnante alle medie di Bollate.

Tante le testimonianze che confermano l'andazzo. Giusy Gambini, maestra alle primarie di Gorgonzola attende il trasferimento da 4 anni, da quando cioè è entrata in ruolo dopo 14 anni di precariato. Anche suo marito lavora nella stessa scuola. "Ci dicono che siamo pazzi a voler tornare a Marsala dopo così tanti anni e anche se siamo riusciti a comprare una casa qui, ma a Marsala c’è la nostra vera casa, in cui praticamente non ho mai abitato. Eravamo appena sposati e ho accettato una supplenza di tre giorni a Milano. E non me ne sono più andata. In Sicilia ci sono tutti i nostri famigliari. E poi potrei affittare la casa che abbiamo qui ad altri colleghi". Furbata. "Troppi insegnanti si trovano bloccati in posizioni precarie o in luoghi lontani dalle proprie famiglie. Dobbiamo eliminare i vincoli che impediscono la mobilità" ha aggiunto Sabrina Sanfelice della segreteria Uil Scuola Rua Lombardia.

"Milano mi ha dato tanto dal punto di vista lavorativo e umano. Qui ho svolto la mia professione e ho trovato grandi amicizie. Ma con il nostro stipendio di 1.500 euro non si può vivere. Oggi sto con due ragazze vicino a piazza Udine e spendo 600 euro per una stanza, utenze escluse" ha spiegato Mariagiovanna Scetta, 30 anni, insegnante di sostegno originaria di Campobasso. C'è anche chi vorrebbe andarsene, ma non può, come Andrea Accordino, 35 anni, laureato in ingegneria, insegnante di ruolo di informatica a Rho che da settembre si ritroverà a vivere a Milano senza il suo coinquilino e compagno. "Nascere siciliano significa dover mettere in conto di andarsene. E questo è ingiusto. Provo rabbia, non perché il trasferimento mi è stato negato, ma per la difficoltà che abbiamo noi siciliani di trovare lavoro nella nostra terra. Ora la mia vita si trova a un bivio". Andrea infatti non riesce a sostenere da solo il costo del bilocale di Garbagnate Milanese. "Dovrò cercare un’altra casa, ma più che i soldi mi pesa la lontananza da tutti gli affetti. Dei miei amici, una metà vive in Sicilia e l’altra in giro per l’Italia. Altri vivono qui in provincia di Milano, ma siamo così presi dal lavoro che si finisce per rinunciare a trovarsi. Continuerò a cercare di tornare nella mia terra, così bella e martoriata".

Ma la situa è davvero così brutta? No, peggio. Ne ha parlato anche il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara intervenendo a Milano alla scuola di formazione politica della Lega. "Quando leggo che ci sono 17mila insegnanti in fuga dalla Lombardia, sono dati che emergono con evidenza ma i nostri dati al ministero sono ancora più drammatici: in alcune zone c’è una scopertura di docenti del 32%". E quindi, che si fa? "Dobbiamo cercare di trovare le risorse per valorizzare gli stipendi di tutti i docenti, trovare incentivi per le aree di frontiera affinchè non ci sia la fuga dei insegnanti. Penso ad esempio a un piano casa per i pubblici dipendenti e gli insegnanti in modo particolare". Eh, forse è il caso.

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