Vuoi o non vuoi, l'argomento preferito di queste giornate è il caldo. Un'afa insopportabile, che sta raggiungendo livelli mai sperimentati, procurando insofferenza, malessere e profondo scazzo (tra le conseguenze migliori eh). Ma dove sono finiti i bei tempi in cui il massimo del caldone erano - bo - 30 gradi? Tutto questo calore pressante è normale per il periodo? C'è chi dice di sì, che non c'è bisogno di allarmarsi. E poi c'è chi invece dice di no. E ce lo spiega bene, con tanto di dati belli precisi a prova di dummies. Abbiamo fatto due chiacchiere con Serena Giacomin, Fisica dell'atmosfera e presidente dell'Italian Climate Network. Una che - insomma - ne sa. E che può aiutarci a dissipare un po' di confusione circa l'argomento caldazzadimerda (termine tecnico eh).
Allora, c'è chi dice che questo è un caldo normale, chi dice che invece che normale non lo è per niente. A chi dobbiamo credere?
In effetti sono rimasta sorpresa di quanto anche il caldo riesca a polarizzare il dibattito: c’è chi sostiene a gran voce che sia naturale per la stagione estiva, chi - al contrario - evidenzia come questo caldo sia eccessivo, anche per il mese di luglio. In meteorologia e climatologia abbiamo però una fortuna, quella di avere a disposizione i dati. Per cui in caso di smarrimento e quando ci chiediamo "a chi dobbiamo credere?"… Ecco, dobbiamo credere a loro! Il mese di luglio e la prima decade di agosto sono, in effetti, i periodi più caldi dell’anno. Ma le temperature massime medie delle nostre città (quei valori climatici di riferimento calcolati su almeno 30 anni di dati nel passato) si aggirano intorno ai 30-32 gradi. Le medie climatiche sono un punto di riferimento, valori medi con cui confrontare i valori registrati giorno dopo giorno controllando quanto la situazione meteorologica che stiamo vivendo sia "fedele" alla nostra climatologia. Possiamo considerare normale che nelle nostre estati mediterranee si verifichino anche picchi temporanei di 35 gradi. Cosa c’è di anormale, quindi? Valori come i 46.3 °C registrati a Licata in Sicilia, i 46.2 °C registrati a Decimomannu in Sardegna, i 42.9 °C registrati a Roma, i picchi diffusi intorno ai 40 °C sono completamente fuori scala. Escono dalla definizione del nostro clima, delle estati italiane, con anomalie anche di 10-12 in più rispetto ai valori di riferimento. E 10 gradi in più rispetto alla norma climatica sono davvero tanti, per noi, per la nostra salute, per quella degli animali, per la vegetazione, per i nostri sistemi produttivi, per l’agricoltura. E le ondate di caldo non sono da sottovalutare, perché l’impatto socio-economico può essere molto negativo e difficile da sopportare.
Ok, molto più chiaro adesso. In tutto questo, c'entra qualcosa El Niño (fenomeno periodico legato all’incremento delle temperature dell’Oceano Pacifico)?
El Niño è certamente responsabile di un aumento generale e progressivo delle temperature atmosferiche globali e quindi sarà anche causa di un aumento di probabilità di battere record storici di temperatura in tutto il mondo. Ma la correlazione - ovvero il legame, il rapporto causa effetto - tra El Niño e l’ondata di calore attuale sul Mediterraneo non è diretta. E i suoi effetti li subiremo soprattutto nel 2024. Cosa, a pensarci bene, preoccupante perché El Niño sarà un fattore climatico peggiorativo di una situazione già compromessa a causa del riscaldamento globale determinato dalle emissioni e dalle concentrazioni di gas serra in atmosfera.
Figa che ansia. Senti, domandone: quanto di questa situazione deriva dal cambiamento climatico?
Il riscaldamento atmosferico globale causato dalle eccessive concentrazioni di gas serra in atmosfera e i conseguenti cambiamenti climatici sono la causa di un aumento di frequenza delle ondate di caldo sull’area del Mediterraneo. Il recente report (Assessment Report 6) dell’IPCC, il panel intergovernativo sul clima delle Nazioni Unite, ha confermato che l’Europa meridionale è un HOT SPOT del riscaldamento globale, quindi un’area estremamente vulnerabile all’estremizzazione climatica, e tra gli estremi che rischiamo di vivere sempre di più ci sono anche quelli del caldo.
L'andazzo, da qualche estate a questa parte, sembra sempre lo stesso: caldo record. Dobbiamo temere sarà sempre così in futuro?
Sì, la tendenza è questa ed è conclamata. Ci potranno essere delle eccezioni, delle oscillazioni capaci di regalarci parentesi di normalità. Ma la tendenza è quella di un riscaldamento sempre più significativo e preoccupante. Dovremmo però affrontare le nostre preoccupazioni con maggior determinazione, consapevoli di avere molti strumenti per poter reagire a questa situazione: abbiamo la scienza che ci descrive con rigore e dettaglio situazione e scenari futuri, la conoscenza sulle azioni di mitigazione e adattamento con cui costruire le nostre strategie di sviluppo, la tecnologia che ci regalerebbe ampi margini di miglioramento nel caso ci decidessimo di utilizzarla sapientemente per migliorare la situazione. Siamo troppo inattivi, la nostra inerzia al cambiamento ci porterà in una realtà ancora più pesante da affrontare.
Ahia. Tempo fa un'analisi realizzata da un gruppo di climatologi dell'Eth ha previsto che fra trent'anni Milano somiglierà probabilmente ad Austin in Texas (per come è oggi), con temperature sopra i 30 gradi da maggio a settembre. Sono previsioni sensate secondo te?
Sono sensate soprattutto perché queste condizioni si sono già verificate negli ultimi anni. Pensate all’estate 2022 in Europa…
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Eh. Di certo questo caldo porterà in qualche modo a dei cambiamenti di abitudini e di vita. Esempio: gli esperti prevedono già, nel prossimo futuro, una diminuzione drastica dei viaggi nell'Europa del Sud tra giugno e novembre. Sempre più interesse, invece, stanno suscitando i paesi del nord, belli freschi. Cosa ne pensi?
Il nostro sistema di vita e le nostre abitudini sono tarate sul nostro clima. Se il nostro clima cambia, inevitabilmente, dovremmo cambiare e ricalibrare tutto il resto, compresi il nostro modo di alimentarci, di fare agricoltura, di vestirci, di spostarci, etc.
Qual è il modo migliore per affrontare questa situazione? Sia a livello globale che nel nostro piccolo?
Nel nostro piccolo cerchiamo di aumentare la nostra consapevolezza, di comportarci in modo da ridurre al massimo i rischi climatici, di cambiare le nostre abitudini in meglio, di superare il senso di rinuncia pensando e costruendo un immediato futuro più sostenibile. Il cambiamento a livello globale è complesso e fatto di numerosissime tappe, cerchiamo di sostenere a nostro modo la transizione, anche spinti dal desiderio di migliorare il sistema in cui viviamo, con un po’ - perché no - di speranza.
Per chiudere... che resto d'estate dobbiamo aspettarci, in Italia?
Io sono meteorologa e climatologa, due ambiti spesso confusi ma profondamente diversi. Allora per questa domanda ci vogliono due risposte. Dal punto di vista meteorologico non è possibile determinare come sarà l’estate, perché le previsioni perdono di affidabilità dopo al massimo 5-7 giorni; non è possibile quindi determinare come sarà il mese di agosto, l’atmosfera farà il suo corso e giorno dopo giorno la analizzeremo con strumenti e modelli matematico-fisici per capire e descrivere la sua evoluzione, quanto sarà calda, quanto durerà, dove e come saranno le fasi temporalesche. Dal punto di vista climatico la probabilità che questa e le prossime estati siano più durature, siccitose e con picchi termici da record è sempre più elevata.
Dai, bene no? Tutti a prenotare vacanzina in Islanda e passa la paura.
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