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Editorial
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Non c’è niente di più chic di un fatturato positivo. E chi lo sa meglio di Milano? La città è pronta a confermare il suo status di capitale della moda (accanto a Londra, Parigi e New York), ma soprattutto a far girare l’economy di questa industria multimiliardaria che, come ci insegna Il Diavolo Veste Prada, si basa sulla "bellezza interiore". Dal 19 al 25 settembre la Milano Fashion Week ha in programma 176 appuntamenti, di cui 67 sono sfilate fisiche, con un impatto economico atteso di 80 milioni, ben 10 in più rispetto alle sfilate di febbraio. Il giro d’affari però non si ferma al glamour delle passerelle, ma va oltre, con l'intera città pronta a farsi sommergere da un bel po' di cash (si accettano anche carte di credito).

La settimana della moda è infatti un richiamo irresistibile per stilisti, buyer, addetti del settore e appassionati provenienti da tutto il globo. La Confcommercio di Milano stima 800mila turisti in arrivo, quasi la metà stranieri. Altro che canto delle sirene, un completo di Armani o un vestito Versace sono molto più potenti. Inoltre, tutte ste buone anime dovranno pur dormire e mangiare da qualche parte e magari visitare il Duomo. I settori turismo, alberghiero e della ristorazione sono già in fibrillazione, con una spesa media prevista di 1.518 euro. Attendiamo con ansia anche la prima foto scontrino con caffè a 10euro.

Ma oltre i flash dei fotografi che illuminano Milano a giorno per una settimana, cosa succede? Facciamo un salto dietro le quinte di questa Fiera delle Vanità. Le sole sfilate, della durata media di 10-15 minuti, possono oscillare dai 100 mila euro (versione ultra basic) fino a un milione (versione lusso). Un report del 2022 di Starting Finance ha calcolato una spesa di circa 100mila dollari al minuto, quasi 1.667 dollari al secondo che evaporano durante le Fashion Week delle quattro capitali della moda. Mi servono i sali per riprendermi. Il report però è del 2022 va quindi un attimo rivisto considerato l’aumento generale dei prezzi. In un periodo in cui costa anche l’aria, si può immaginare come lievitino pure le spese di base delle sfilate. Location, produzione, regia, modelle, make-up artist, accoglienza, security, e soprattutto la produzione degli abiti richiedono cifre assurde. C’è poi chi non rinuncia alle celebs sedute in prima fila, alle super model e alle feste esclusive dopo lo show. Viene quindi da chiedersi, ne vale la pena?

Pallottoliere alla mano, giusto per dare quel tocco vintage, passiamo alle cifre. Solo per la parte social, un report (tra poco facciamo la collezione) pubblicato a marzo 2023 da Karla Otto, agenzia di brand building, ha fatto un’analisi del valore economico derivante dai soli contenuti prodotti dagli influencer. E non parliamo dei big, ma di quelli con almeno 10mila follower. Risultato? Le ultime Fashion Week delle 4 capitali della moda hanno generato un valore di 386 milioni di euro; di questi 126 milioni sono legati alla sola Milano.

Passiamo ora al mondo reale. Secondo le ultime stime della Camera Nazionale della moda italiana, nel 2023 il fashion tricolore supererà il muro dei 100 miliardi di fatturato (non proprio spiccioli), nonostante un rallentamento dei ricavi previsto nei prossimi mesi. A far fatturare è principalmente la moda donna e soprattutto l’export, con una crescita a due cifre in particolare verso l’Asia. I flussi in Europa sono invece aumentati del 4,3% e pensa un po’ è proprio la Francia ad avere le cifre più alte (+19%). Buongustai. Considerate poi anche le importazioni, il saldo commerciale complessivo di moda e settori collegati è stato - nel primo semestre - positivo per 17 miliardi di euro, in crescita di 2,1miliardi miliardi rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutto considerato direi che paio di sfilate ce le possiamo pure permettere.

 

 

Autore: Giulia Cannarella

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