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Editorial
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Fiorucci è Milano. Una Milano inedita, fatta di luci al neon, colori pop e irriverenza. Una Milano che Elio Fiorucci, codice fiscale F205 doc, ha disegnato e raccontato rompendo gli schemi della moda. Per i nati negli anni '80 sotto la Madonnina è infatti impressa indelebile nella memoria l’immagine di uno store, molto più simile a un parco giochi, in cui si passava il tempo per sentirsi più grandi. Lo store Fiorucci era IL LUOGO dove andare e fare i primi test con la moda senza sbancare il conto di famiglia. Tubi e tubi di magliette da cui uscivano sempre gli stessi due cherubini riccioluti (con e senza occhiali) in un arcobaleno infinito di colori. I jeans super avvolgenti che molte non osavano mettere, ma in molte altre sì. Le manette pelose che hanno fatto scalpore tra i perbenisti e sono diventate il regalo preferito tra le amiche. Ora immaginate cosa può aver scatenato nella generazione Fiorucci la notizia bomba di luglio in cui il brand ha annunciato il ritorno sulle scene per la Milano Fashion Week. Un hype che nemmeno tutti i video di TikTok con la riunione degli N’Sync. Okay forse giusto quello.

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Francesca Murri, la nuova direttrice creativa, si è presa sulle spalle un bel carico di aspettative: mantenere fede alla storia di Fiorucci, alla memoria di Elio e ai bauli di ricordi di tutte le persone che hanno messo il piede almeno una volta in un suo store. A rendere il tutto ancora più challenging la presentazione di soli 15 capi. Insomma, a confronto Atlante che sostiene la Terra non sa cosa sia la pressione. E tra orecchini lollipop e baguette che sembrano liquerizie, Murri è riuscita a far brillare gli occhi della teenager che c’è ancora in noi. Ma con capi che possiamo indossare ora, anche da persone serie e cresciute che pagano le tasse, senza sembrare delle disperate alla ricerca della gioventù perduta. Le proposte spaziano da giacche, pantaloni e camicie bianche e nere con strizzata d’occhio a un finto classicismo (frange e trasparenze stemperano subito la noia) fino a capi rosso acceso e una tuta arlecchino che ti chiedi se sogni o sei desta.

Già obsession gli infradito super comfy in diversi colori. Il mini-dress con gonna a palloncino e maglia elastica gialla, che diventa un cappuccio, è un'altra genialata che vorresti poter mettere nei meeting più seri. Protegge dall'aria condizionata e puoi anche ignorare le chiacchiere del collega molesto. E i mitici angioletti? Ovviamente ci sono anche loro, ma dall’essere il centro dell’attenzione diventano ornamento, rendendo nostalgici anche i fashion addicted più scettici. Punti di forza della mini collazione versatilità e interscambiabilità, ma soprattutto gli accessori, che tra guanti, collane, orecchini e bag sanno rendere anche il look più semplice cool a livelli Andy Warhol e la sua Factory.

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E per fare una mini lesson di moda, proprio l’artista americano è stato una grande ispirazione per Elio Fiorucci, due geni creativi che hanno vissuto un’epoca di eccessi e senza scuse. La Collection Zero presentata a Milano si guarda bene da voler entrare in competizione con il passato (sono mica pazzi), ma esalta la voce e lo spirito irriverente del brand. Ora l’attesa è davvero finita? Non proprio. Se le notizie uscite a luglio non mentono il brand Fiorucci ha incantiere una possibile apertura già nel 2024. Il duo Alessandro Pisani, nuovo Amministratore Delegato, e Francesca Murri, hanno il compito di rendere ancora più reale questo mitico come back. E la nuova proprietaria dal 2022, Dona Bertarelli, già socia di minoranza prima dell’acquisizione, ha traguardi ancora più importanti. Il rilancio prevede anche l’istituzione di una Casa Fiorucci, che farebbe sembrare sobria la casa di Barbie. Uno spazio adatto alle collaborazioni con altri marchi, da sempre un tratto distintivo di Fiorucci (ricordate quella con Walt Disney e Topolino?) e la produzione di oggetti che vanno anche oltre l’abbigliamento. Quando si dice un rientro in grande stile.

 

 

Autore: Giulia Cannarella

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