Voi vi ricordate che lavoro volevate fare da bambini? I nani le sparano grossissime: popstar, astronauta, calciatore, archeologo. Talvolta si fanno ispirare da un cartone animato, altre dal lavoro dei genitori, altre ancora si gasano con professioni che - con gli occhioni incantati di un bimbo - sembrano pazzesche. Tipo il pompiere, oh wow! E il poliziotto (o la poliziotta, ça va sans dire), ma anche il contadino che guida il trattore ha un suo fascino. Tra le bimbe - in particolare - gettonatissimo la veterinaria. Ma onestamente: in quanti riescono poi a fare davvero il lavoro dei propri sogni?
In occasione della Giornata Mondiale dei Sogni, che si è celebrata il 25 settembre, Glickon, leader nel mercato software dell’HR tech, ha voluto scoprire quanti fortunelli stanno davvero facendo il lavoro dei propri sogni. Ok, magari non quello che si immaginavano a tre anni, ma diciamo quello più sospirato e agognato dall'adolescenza in poi. Insomma: quanta gente si tiene un sogno nel cassetto a prendere polvere? Dura realtà: dai risultati dello studio è venuto fuori che solo una persona su cinque ricopre il ruolo che aveva sognato durante l’infanzia. Triste, ma non tristissimo, perché oltre il 90% degli intervistati ha dichiarato che sognare cosa fare da grandi è comunque ancora importantissimo e per l'83% il lavoro dei sogni esiste ancora. C'è poi un buon 60% che fa sapere di impegnarsi ogni giorno per trovarlo o realizzarlo. Voi siete tra questi?
Oltre otto intervistati su dieci hanno pensato almeno una volta di cambiare vita per inseguire una professione più vicina ai propri desideri. Qualcuno c'è anche riuscito e ne è strafelice (ma solo il 17%), e qualcun altro ci è riuscito ma si è pentito (7%); la maggior parte, il 60%, vorrebbe farlo ma non ha mai avuto abbastanza coraggio. Sob. Certo, bisogna tenere a mente che fare il lavoro dei sogni può comportare un rovescio della medaglia: rinunce, sacrifici e spesso incertezze anche economiche. Nonostante ciò, il 77% accetterebbe comunque di correre dei rischi per realizzare il proprio obiettivo, anche se questo significasse sbattimenti, rinunce e precarietà. Ma chi sono i più "frustrati" su questo tema?
Dalla ricerca è venuto fuori che i più malinconici sono gli over 50. Niente di strano, in realtà. A 50 anni o più è facile spararsi dei bilanci, chiedersi se abbiamo davvero combattuto per ciò che volevamo, o se non abbiamo passato metà della vita rompendoci i co*lioni. I più giovani invece, come Millennials o membri della Gen Z, non cercano tanto il lavoro figo, ma uno che si possa svolgere per obiettivi e che offra flessibilità e tempo libero (lo ha affermato quasi un terzo del campione). Il discorso è talmente serio che - pensate - oltre il 70% ha affermato di aver fatto incubi legati al proprio lavoro. Vai a sapere, magari hai sempre sognato di fare il maestro o la maestra e ti ritrovi a vendere scarpe. C'è da dire però che la ricerca ha sottolineato l'importanza delle relazioni positive e dei contatti: il 60% (un bel numero) sostiene infatti di esser riuscito a farcela grazie all’aiuto di un collega o di un superiore.
"Siamo ispirati dalle nostre relazioni e guidati dalle nostre passioni, motore propulsivo dei nostri sogni. - ha commentato Carlo Rinaldi, Chief Marketing Officer di Glickon. "Le aziende che vogliono guardare al futuro oggi hanno a disposizione strumenti raffinati di ascolto della popolazione aziendale, che permettono di realizzare il talento e intraprendere azioni concrete. È questo il cambiamento sostenibile del nostro tempo. Se puoi sognarlo, il cambiamento, puoi agirlo". E allora: voi state facendo il lavoro dei vostri sogni?
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