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Non vuoi andare al lavoro? In alcune aziende inglesi puoi chiedere “il giorno del piumone”

I duvet day, diffusi in UK e Australia, sono congedi che non richiedono giustificazioni, pensati affinché i dipendenti si occupino della loro salute mentale.

Che belle idee che hanno all’estero, eh? Cioè, sapevate che alcune aziende inglesi si sono inventate il duvet day? Letteralmente significa “giorno del piumone”, ed è una giornata che i dipendenti possono prendere se non hanno voglia di lavorare. Senza bisogno di spiegare il perché e il per come, va bene pure se uno c’ha voglia semplicemente di starsene nel lettone a caz*eggiare. Com’è che non ne abbiamo mai sentito parlare? E sì che questa iniziativa in Gran Bretagna esiste tipo dal 1997, quando la società britannica di pubbliche relazioni August.One Communications introdusse il duvet day per concedere ai dipendenti un periodo di ferie ad hoc che non era stato pianificato in anticipo. L’iniziativa è stata poi ripresa da un’altra società di pubbliche relazioni, Text 100, e altre ancora le hanno imitate. Ma nessun altro paese, a parte l’Australia, ha mai preso in considerazione questo tipo di benefit.

Peccato.

In Gran Bretagna il cibo farà anche un po’ ca*are, ma sulla questione benessere dei lavoratori sono avanti anni luce. Sì perché il “giorno del piumone” nasce con l’idea di offrire ai dipendenti che ne sentono la necessità una giornata per staccare, per prendersi cura di loro stessi e della loro salute mentale senza dare preavvisi o giustificazioni. Carman’s Kitchen, azienda produttrice di muesli, offre due “doona day” all’anno (in Australia si chiamano così, ma il senso è lo stesso); HSBC Australia ha condotto una prova di 12 mesi nel 2016 che ha coinvolto 1.400 dipendenti su 1.800 in tutta la nazione. Il test è stato un successone, tanto che la HSBC ha inserito nel pacchetto benefit un “giorno del benessere”, all’anno, che diventano tre dopo cinque anni di servizio.

“I Doona Days sono un veicolo che incoraggia i dipendenti ad assumersi la responsabilità personale del proprio benessere”, ha dichiarato Lainie Tayler, responsabile delle risorse umane presso Carman’s. “Contribuiscono anche a creare una cultura di onestà e fiducia. A volte abbiamo solo bisogno di un giorno libero, quindi invece di chiamare e dire bugie per giustificare l’assenza, i nostri dipendenti possono semplicemente affermare ‘ho bisogno di una giornata libera‘. Ci auguriamo che questo crei un dialogo aperto e onesto e crei fiducia.”

“Si tratta di alzare la mano e dire: ‘Non posso proprio venire oggi’ piuttosto che fingere di essere invincibili. Un giorno di doona non serve per impegni tipo un trasloco, ma è pensato per la salute mentale. Quando sei vicino a rimanere a zero, lo usi per ricaricarti” ha commentato Mark Johnson, boss di Edwin George Merchant and Partners (EGM), società di consulenza di Adelaide. Gli amici australiani prendono davvero sul serio la questione del benessere mentale, mica come noi. Uno studio di Deloitte ha rilevato che un professionista australiano su tre si sente affaticato o stressato dal lavoro, mentre un altro studio, questa volta di Allianz Australia e condotto su oltre 1.500 lavoratori del Paese, ha rilevato che l’80% desiderava più risorse e iniziative per affrontare il tema della salute mentale sul posto di lavoro.

Madelyn Geldenhuys, professore associato di psicologia organizzativa presso l’Australian College of Applied Psychology, ha spiegato che questi giorni di congedo “inviano anche un messaggio forte… che i dipendenti che affrontano problemi di salute mentale non saranno giudicati o discriminati. Nel lungo termine, dovremmo tutti mirare idealmente a scegliere un luogo di lavoro che protegga e valorizzi la nostra salute mentale”.

A noi sembra una figata, voi che ne pensate?

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