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Panini Durini ha chiuso, e adesso pure Temakinho è in crisi: oh, ma che succede al mondo del food?

A causa delle troppe perdite, la catena di cibo nippo-brasiliano è stata rilevata dal fondo tedesco di private equity Mutares, specializzato in ristrutturazioni.

Ma tuttobene il food a Milano? No perché dopo la chiusura improvvisa della catena Panini Durini – dopo 12 anni di onorato servizio – adesso pare che pure Temakinho sia in crisi. La catena fondata un decennio fa da Federico Marconi, Linda Maroli e Santo Bellistri, e che ha fatto da apripista al fenomeno del cibo nippo-brasiliano, è stata rilevata dal fondo tedesco di private equity Mutares, specializzato in ristrutturazioni. I tre founder avevano subito venduto il brand a Cigierre, società friulana famosa per la catena Old Wild West, anch’essa di proprietà di un investitore finanziario, il fondo inglese Bc Partners. Che giro di affati.

Ma, dicevamo, Temakinho.

Cigierre ha provato ad estendere la catena giappo-brasiliana, ma non è andata benissimo visto che una parte dei locali è stata chiusa sia in Italia sia all’estero. Nel 2022 le perdite sono arrivate a 15,8 milioni (12 milioni le perdite nette) su 22 milioni di giro d’affari. Anche nel 2021 la società aveva chiuso in rosso e quindi non benissimo. E insomma, vediamo se Mutares riuscirà a risanare la situa. Anche perché Mutares è un fondo specializzato in ristrutturazioni e rilancio di società, quindi…

“Con l’acquisizione di Temakinho rafforziamo ulteriormente il nostro segmento Retail & Food con un marchio noto nel segmento del casual dining che offre esperienze esclusive a prezzi accessibili” ha detto speranzoso Robin Laik, amministratore delegato di Mutares. “Sono molto fiducioso che potremo rafforzare la posizione di mercato di Temakinho e la brand awareness attraverso l’apertura di nuovi ristoranti”. Vedremo.

Ma cos’è che ‘sta succedendo al mondo del food? In realtà gode ancora di grandissima salute, figuriamoci. Nel 2022 in Italia le catene di ristorazione valevano 6,1 miliardi, con 10mila locali di 700 diversi brand. Pensiamo ad esempio a quanto sta spaccando La Piadineria che, a gennaio, è passata dal fondo Permira a Cvc Capital Partners. La catena vanta ben 400 punti vendita e 70mila clienti al giorno, numeri che la rendono la seconda catena di ristorazione italiana. Però oh, bisogna prendere atto che qualcosa è cambiato: le spese per i locali sono altissime, tra affitto e materie prime (soprattutto se si vogliono di qualità). Di contro, però, crisi economica e strascichi di pandemia fanno sì che un botto di gente lavori ancora in smart working, o comunque sia più attenta alle spese.

Ci sta.

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