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Non ci bastava l’ansia, adesso soffriamo pure di “ecoansia”: secondo i giovani il futuro sarà una mer*a

Sono soprattutto gli under 25 a soffrirne, perché vedono con preoccupazione la crisi climatica e il futuro che ci attende. Possiamo forse dargli torto?

Se c’è una certezza in questo mondo, è che i motivi per andare in sbattimento continueranno ad aumentare. Tipo: noi già c’abbiamo l’ansia, no? Ognuno per le cose sue, non stiamo qui ad elencare, che tanto già le sappiamo. Da un po’ di tempo, però, è spuntata un’altra menata che sembra colpire soprattutto i giovani, meglio detti Gen Z: l’ecoansia.

L’ecoansia o ansia climatica è uno stato cronico di allarme e di malessere per il destino del Pianeta, a causa della crisi climatica. Chi soffre di ecoansia prova sostanzialmente angoscia per il futuro e la profonda e costante insicurezza di fronte ai possibili disastri ambientali causati dal cambiamento climatico in atto. Fate un check con voi stessi, perché tra i possibili effetti rientrano: irritabilità, insonnia, perdita di appetito, scarsa concentrazione, attacchi di panico, apatia e senso di impotenza.

Del resto la maggior parte di noi, purtroppo, ha assistito a qualche evento climatico estremo. Secondo una ricerca di Deloitte, il 77% dei Millennial – cioè la generazione nata tra il 1981 e il 1995, circa – è stata testimone di almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi. Eh, poi graziealcaz*o che andiamo in sbatti. Da un’altra ricerca, questa volta dell’Università di Bath, è venuto fuori che il 59% degli under 25 è parecchio in ansia per la situazione climatica che stiamo vivendo, e quindi per il futuro che ci attende. Oltre il 45% degli intervistati ha dichiarato che questi pensieri negativi influenzano la quotidianità e, nello specifico, il 75% pensa che il futuro sia spaventoso e l’83% ritiene che le persone non siano riuscite a prendersi cura del pianeta. Pessima l’opinione nei confronti dei governi, rei di non aver saputo affrontare il cambiamento climatico.

“Innanzitutto c’è il senso di impotenza – commenta Federico Russo, psicoterapeuta e Direttore Clinico di Serenis – Quando si parla di crisi climatica, sia i problemi che le soluzioni possono sembrarci fuori portata, troppo grandi per poter essere affrontati con i comportamenti individuali. Ma possiamo anche provare fastidio. Un sentimento di rifiuto nei confronti dell’ennesima notizia che ci preoccupa e ci ricorda le nostre responsabilità (nostre di esseri umani). E ovviamente c’è l’ansia: in presenza del possibile pericolo, la mente si attiva e ci porta ad assumere comportamenti protettivi, di fuga o di azione. Sentiamo il bisogno di fare qualcosa”.

E quindi, che si fa?

“Il primo passo  è provare a fare qualcosa per l’ambiente – spiega il Russo – Impegnarsi concretamente, come trovare un’associazione che si occupa di ambiente e iniziare a sporcarsi le mani, può ridurre l’ecoansia. Un altro consiglio è quello di rinunciare agli allarmismi: fanno molto più male che bene. Preoccuparsi per il pianeta è giusto, ma è importante non cedere alle notizie di quei media che cercano solo di spaventarci, senza informarci”.

E allora, chi soffre di ecoansia tra di voi?

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