Siete al ristorante, state mangiando una pasta alle vongole. Ogni cinque secondi date un occhio al cell. Su e giù. Acceso e spento. Ma quanto è difficile resistere? Ormai, trovare qualcuno che riesca a non controllare le notifiche mentre mangia è quasi impossibile. Ma come si faceva prima?
Se volete provare ad uscire dal tunnel, o non ci siete mai entrati ma vi stanno sul caz*o quelli che sfogliano TikTok mentre sono a cena con voi, sappiate che alcuni ristoranti si sono inventati le cene tech free e gli eventi anti-smartphone. Tipo, a Verona il ristorante Al Condominio ha lanciato una bella sfida: mettere via lo smartphone in cambio di una bottiglia di vino. Cioè, chi abbandona il cell in una speciale cassetta delle lettere, riceve un regalo wine friendly.
Il trend in realtà è nato a New York (e dove sennò). Come riportato dal The Wall Street Journal, nel 2009, ben prima che scrollare Instagram ci ossessionasse e TikTok diventasse la nostra droga quotidiana, i caffè indipendenti iniziarono a dire "STOP" al Wi-Fi. Freelance disperati alla ricerca della rete gratis invadevano i piccoli coffee shop, occupando tavoli per ore con un cappuccino di soia ormai freddo. Una volta imposto il divieto, il risultato è stata un'atmosfera più tranquilla e una nuova filosofia di socializzazione che ha resistito al tempo.
Ed è sempre a New York che sono nati i primi ristoranti Tech Free, dove gli smartphone vanno tenuti fuori dalle scatole per tutta la cena. Ricordiamoci che fino a qualche anno fa mangiavamo tutti benissimo anche senza rincoglionirci davanti al cell eh. Ok, boomer alert, ma è la verità. Nel 2018, il ristorante Hearth nell’East Village ha introdotto scatole sui tavoli per riporre i cellulari. Il motivo? Chi mangia con il telefono in mano resta seduto più a lungo, seccando un po’ tutti, le notifiche distraggono dal sapore del cibo e le foto rischiano di spoilerare le creazioni degli chef. Insomma, un disastro.
Oh, e chi l’avrebbe mai pensato che i membri della Gen Z, considerati come i più dipendenti dai dispositivi, fossero tra i pionieri del digital detox? A New York, quattro ventenni – Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester – hanno dato vita ai Reading Party. L’idea è easy ma geniale: ognuno si porta il suo libro, legge un capitolo in silenzio e poi si discute sorseggiando un drink. Le serate hanno avuto un successo assurdo, diffondendosi a macchia d’olio da Los Angeles alla Croazia.
E in Italia? A Milano, le book influencer Giulia e Gaia hanno lanciato il project Viaggiare coi libri, trasformando gli ape in eventi letterari. A Bari, il Collettivo Bandelle unisce libri, tarocchi e musica, mentre a Roma il progetto Tlon di Maura Gancitano e Andrea Colamedici anima la scena culturale con party itineranti. Persino in Romagna, Richard Romagnoli organizza feste letterarie con tisane. Why not.
Ad Amsterdam, invece, nasce The Offline Club, fondato da tre ragazzi che hanno fatto del digital detox un vero proprio culto. I loro eventi pop-up anti-smartphone, invitano i partecipanti a leggere, disegnare o semplicemente fare due chiacchiere con una tazza di caffè. Basta tecnologia, solo interazioni reali e spontanee. Ah e la risposta è stata stra mega positiva: 150 mila follower su Instagram in sei settimane!
Ma perché questi eventi raggiungono tale successo? Forse, la vera rivoluzione è tornare a parlare, ridere e gustare la vita, un sorso alla volta.
Autrice: Francesca Tortini
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