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Editorial
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Giusto il tempo di fare un po' di detox dalle Olimpiadi, un tuffetto al mare, una gita in montagna, qualche foto artistica, e via a prenderci bene con i Giochi Paralimpici di Parigi 2024, operativi dal 28 agosto all’8 settembre 2024. Ben 4.400 tra i più importanti atleti Paralimpici del mondo si sfideranno in 22 sport, tra atletica, ciclismo, judo, nuoto, pallacanestro, tennis e tiro con l'arco. Fighe le Paralimpiadi eh, perché - come spiegano quelli bravi, sul sito official - "offrono un’opportunità unica per concentrare l’attenzione del mondo sullo sport e sulla disabilità, ispirare gli individui, apportare cambiamenti sociali e promuovere opportunità professionali e sportive inclusive per le persone con disabilità".

Abbiamo fatto una chiacchiera con Arianna Talamona, queen italiana del nuoto paralimpico, per farci raccontare un po' com'è la situa pre olimpiadi. Arianna è affetta da paraparesi spastica ereditaria, e si è avvicinata al nuoto fin da bambina. Tra i premi di cui siamo very proud, Arianna ha vinto l'oro ai Mondiali paralimpici di Londra del 2019 e l'argento alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Oltre ad essere una campionessa, la nostra è anche una content creator molto apprezzata, che sui social affronta spesso il tema della disabilità come valore e unicità, raccontando in maniera friendly la sua vita, le sue difficoltà e le sue vittorie. E le sue ansie, ovvio, che prima di una Paralimpiade non sono poche.

"Da un lato non vedo l’ora di gareggiare, dall’altra vorrei avere sempre più tempo perché, da atleta, non ti senti mai veramente pronto" ci spiega, rivelandoci di provare tutte le emozioni possibili insieme, come se i pupazzetti di Inside Out stessero facendo baldoria nella sua testa. Quando le chiediamo del suo obiettivo a Parigi non ci spoilera granché, ma ci sta. "Non si dice! Sicuramente posso dire che ho voglia di godermi le Paralimpiadi visto che quelle di Tokyo sono state agrodolci per me. Voglio tornare a casa con dei bei ricordi".

Riti scaramantici? Non pervenuti. "Per un atleta è importante affidarsi all’allenamento e alla propria sicurezza e non alla fortuna. Il bello dello sport è che la fortuna conta poco". Tra le soddisfazioni collaterali di questa Paralimpiade, anche la possibilità di vedere Parigi per la prima volta. "Purtroppo quando facciamo questi eventi è molto difficile vedere la città! Comunque avrò qualche giorno libero tra una gara e l’altra e spero di poter vedere qualcosa. Per fortuna Parigi è vicina. Posso tornare facilmente".

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Ma parliamo di uno dei nostri argomenti prefe, il fatturato. Cioè, vincere una medaglia alle Paralimpiadi regala gioie dal punto di vista economico? "Sì e non è un mistero. Su internet si possono trovare i premi medaglia olimpici e paralimpici. Ci tengo, però, a sottolineare come nessun atleta si concentri sull’aspetto economico nel fare il proprio sport. È anche controproducente a livello motivazionale. Le motivazioni devono essere interne, non esterne. Poi diciamocelo: 4 anni di lavoro per una gara che dura pochissimi minuti (se va bene) e con pochissime probabilità di successo. Ci sono modi più sicuri di guadagnare no?". In effetti sì, sicuro si trova qualcosa con meno sbatti.

Comunque, le soddisfazioni anche economiche non sono male, anche se per gli atleti paralimpici c'è comunque un gap rispetto ai premi classici delle Olimpiadi. Il CONI, infatti, alle Olimpiadi riconosce dei premi in cash per chi arriva sul podio: l'oro viene remunerato con 180mila euro (lordi), l'argento con 90mila e il bronzo con 45 K. E per i paralimpici? Circa la metà di ogni premio, o almeno così succedeva a Tokyo 2020, mentre a 'sto giro pare che il CONI ci abbia (e menomale) messo un po' più di cash.

In generale, comunque, l'aspetto interessante per chi nuota non è tanto il fatturato, ma le opportunità che questo sport (come molti altri) ti apre. "Essere un’atleta ad alto livello mi ha aperto veramente tantissime opportunità lavorative e non. Bisogna saper guardare oltre la propria carriera sportiva e preparare la strada al post carriera. Per chi vuole rimanere legato al proprio sport ci sono le carriere nei gruppi sportivi militari ma io ho sempre avuto le idee chiare e le mie passioni mi hanno portata altrove".

Oltre ad essere un'atleta, Arianna è una content creator molto attiva e seguita sui social, dove si occupi di argomenti legati alla diversity, equality e inclusion (de&i). Domanda: in giro c'è più ignoranza o stupidità? "Assolutamente più ignoranza - ci spiega - Le persone, sopratutto le più giovani, hanno voglia di imparare e sono aperte mentalmente ma non gli arrivano le informazioni. Non c'è cultura. È lì che dobbiamo lavorare".  

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E Milano è una città inclusiva? "Io sono nata a Varese e adesso vivo vicino a Milano da molti anni, dove lavoro anche. Io amo molto questa città per tutte le opportunità che da e le persone che puoi incontrare. Essendo piuttosto moderna ha tante strutture accessibili ma sicuramente strade e mezzi pubblici non sono ancora accessibili e non permettono una completa autonomia. Io senza macchina sarei persa".

Di Arianna sappiamo che è una campionessa di nuoto e una creator social, ma non tutti sanno che "prima di nuotare cantavo ed è una passione che mi è rimasta. Col tempo vorrei recuperarla. Magari cantare in un coro, meno competizione e più squadra". Intonata, e pure imbruttita. "Mi sento imbruttita quando mi fanno arrabbiare o sento pregiudizi e stereotipi!". Pure noi Ari.

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